Diario di lettura 2016. Gennaio e Febbraio

Credevo di aver letto poco in questi primi mesi dell’anno, invece ho mantenuto la media di un libro a settimana. Qualcuno l’ho riletto a sbalzi. Come si può vedere la scelta è alquanto variegata. A me poi non piace caricare tanti libri nel kindle, come non piace comprare tanti libri in libreria, o  portare borse di libri dalla biblioteca. Quando mi è capitato di farlo ho impiegato mesi a leggerli. Sono molto umorale, quindi scelgo un libro alla volta. Mi piace avere la mente libera. So che molti fanno diversamente, ma poi candidamente dicono di avere tanti libri da leggere e di non poterne comprare altri fino a quando non ha letto i duecento libri che hanno in libreria. Duecento libri significano per me 4 anni di lettura. Mi angoscia mettere un’ipoteca su uno dei mie piaceri più grandi. Non sarebbe più un piacere, ma una condanna da scontare.

Libri e fiori
Libri e fiori

 

  1. Diney Costeloe, The lost soldier (in inglese). Questa autrice mi piace tantissimo. Credo che prima o poi i suoi libri saranno tradotti anche in italiano. Io intanto continuerò a leggere in inglese i suoi libri, unisco il piacere della lettura dei romanzi a fondo storico e l’utile esercizio del mantenimento della lingua inglese.  Nel 1921 in una cittadina inglese vennero piantati otto alberi in ricordo di otto soldati morti nella prima guerra mondiale. Alcuni giorni dopo misteriosamente ne comparve un altro, che venne intitolato al Milite ignoto. Dopo quasi settant’anni si risolve il mistero e si salva il Memoriale dalla speculazione edilizia. Colpi di scena a tutto spiano!
  2. Sofia Macias, Piccolo porco capitalista. Bisogna avere rispetto per i soldi che guadagniamo. Non dobbiamo sprecarli inutilmente. I soldi sono i nostri. Mentre noi sprechiamo qualcuno si arricchisce alle nostre spalle. Trucchi e riflessioni per impedirlo.
  3. Milena Agus, La contessa di ricotta. I libri di questa autrice cagliaritana sono crudi e disincantati, anche questo non è da meno degli altri che avevo già letto. La storia di tre sorelle di rango nobiliare decaduto, che vivono nell’antico quartiere Castello di Cagliari. Me le immaginerò quando passerò nuovamente in quelle viuzze!
  4.  Lizzie Doron, Giornate tranquille. Quest’anno per la Giornata della memoria volevo leggere qualcosa di diverso da tutto quello che avevo letto in precedenza. Ricordavo un post di Sandra dovevo raccontava di aver incontrato un’autrice ebrea ad una fiera di libri. Dopo aver contatto la mia amica per avere il nome dell’autrice, ho letto due  suoi libri.  Quando si parla e si pensa alla Shoa siamo portati a pensare che chiusi i campi di concentramento tutto poi sia andato bene. Non ci viene in mente il dolore e la fatica di essere sopravvissuti a uno strazio simile. Non si pensa a come siano venuti su figli e nipoti che devono portare un peso del genere sulle spalle. Il merito di Lizzie Doron sta nello scrivere storie per ricordarcelo.
  5. Lizzie Doron, L’inizio di qualcosa di bello. Un altro aspetto della Shoa che consideriamo raramente  è che, dopo la seconda guerra mondiale, effettivamente la presenza degli Ebrei in Europa è calata, se non addirittura quasi scomparsa. Questo romanzo mette in luce quest’aspetto e  che  purtroppo, mai e poi mai, nonostante la vita possa continuare da qualche altra parte, si potrà tornare indietro a restituire le persone e ai luoghi da cui sono state violentemente strappate
  6. Rudy Bandiera, Digital Carisma. La vita reale e la vita digitale non sono due diverse vite, sono la stessa vita. Come curiamo la prima dobbiamo curare la seconda. Questo libro preziosissimo ci aiuta a comprenderlo e ad avere delle buone abitudini nella nostra vita da blogger.
  7. Anne Ernaux, il Posto. Scrivere della vita dei cari che ci hanno lasciato ci aiuta a superare il dolore e comprendere lati  e aspetti di chi non c’è più. L’autrice parla schiettamente della vita del padre che è passato  dall’essere contadino, operaio all’essere infine gestore di un bar. Una vita semplice, scritta senza fronzoli. Una vita come quella di molti miei cari.
  8. Chiara Gamberale, Luci nelle case degli altri. Lo so che è uscito il nuovo libro, ma questo ora  mi intrigava di più. Una storia alquanto bizzarra, già il nome della protagonista Mandorla ci anticipa che non ha una storia normale. Mi piace lo stile di quest’autrice e le storie che tira fuori. Un bel modo per trascorrere alcune ore riflettendo senza pensarci troppo.

Buone notizie

Isola di Budelli
Isola di Budelli _ Foto presa dal WEB. Non ho trovato l’autore.

La mia situazione migliora, lentamente, ma migliora. Già il fatto che posso stare un po’ in piedi senza sentir male, è una gran bella cosa. Poi che io esageri e non mi fermi fino a quando non sento dolore è un’altra questione. Ma se non provo, come posso sapere qual è il mio limite?

Mi è difficile immaginarmi a scuola, non solo per le lezioni, che anche quelle sono una gran bella fatica. Bisogna tener desta l’attenzione dei bambini, sedare risse, stare attenta ai bambini con bisogni speciali, ai rom, ai bambini in situazione di handicap, ai genitori così insicuri.

Poi c’è la parte non meno importante della gestione delle assenze dei colleghi, quando penso di aver sistemato tutto, ecco che salta fuori un qualcosa che non avevo considerato. E c’è il registro elettronico da aggiornare quotidianamente. Il mio lo faccio in un attimo, ma alcune colleghe sono impedite e a turno si disperano. E la LIM (lavagna interattiva) si blocca perché calcano qualche pulsante del telecomando e boh, scompare tutto! E poi ci sono le lezioni da preparare, le prove da correggere e tabulare, e le riunioni varie ordinarie e straordinarie.  No, in questo momento il fisico non regge proprio una mole di lavoro simile. Quindi, via sensi di colpa. La scuola non va in malora per colpa mia.

Questa settimana la scuola è stata al centro per due belle notizie, di quelle che  fanno aprire la bocca in un  sorriso e  fanno sperare. Fanno vedere che la nostra scuola non è morta, che nelle classi di tutta Italia si lavora in un certo modo, che la maggior parte degli insegnanti fanno un lavoro quotidiano che non fa statistica, che magari non dà punti nelle graduatorie Ocse, Invalsi, PISA . E’ un lavoro fatto di piccole e grandi cose, di piccole e grandi soddisfazioni che superano, talvolta le frustrazioni e le fatiche quotidiane.

Il piccolo Matteo, che ha inventato la parola petaloso e la Classe II media di Bosso (Ivrea) che ha promosso la colletta tra tutti gli alunni italiani per comprare l’Isola di Budelli. Loro e   e i loro insegnanti, che mi rappresentano in tutto  e per tutto, hanno fatto parlare l’Italia e tutto il mondo per la loro creatività e generosità. La Buona scuola è questa. La buona scuola siamo noi!

W la scuola rosa e petalosa!

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Il compito di Matteo

Eccomi qua!

Questo blog va rilento. Ho perso un po’ la verve di scrivere nel blog . Il mondo web negli ultimi anni è cambiato. Si usano altri social, più immediati come fb, twitter, wathsapp, instagram. Pure io li uso. Ognuno ha la sua caratteristica, tutto scorre velocemente, botta e risposta. Qualunque cosa può dare adito a guerre e schieramenti pro-contro. Cattiverie allucinanti. Molti non tengono conto che dietro un account c’è una persona. Ma come mio solito sto ben guardinga, e prendo solo il bello, tutto il resto è noia

Anche se ultimamente ho perso la vena, scrivere dei post mi piace sempre. Sono  più meditati, li ritrovi lì dove li hai lasciati, anche a distanza di tre settimane. Ti chiedi: cavoli ero così illuminata o incasinata, ma che diamine ho scritto? Qualcuno, gentile, lascia pure dei commenti, sempre graditi!

In questi anni di vita da blogger sono cambiata. Il primo blog era nato quando rincorrevo la cicogna. Questo è nato per cominciare una vita positiva.  Una vita che non venisse schiacciata da quel sogno infranto. La vita è bella e va goduta sempre, con quel pacchetto che hai. Non ricordo chi diceva: se la vita ti dà limoni, fatti una limonata. Aggiungo un po’ di zucchero o miele, e via!

Nonostante tutta la positività e la voglia di non soccombere mai, la vita ci dà anche spine di carciofo spinoso dop.  In queste settimane di assenza non ne sono mancate. All’inizio della scorsa settimana, mentre andavo a scuola sono caduta distesa a terra. Pioveva, guardavo in terra dove mettevo i piedi e all’improvviso ho visto il cielo grigio sopra di me. Fortunatamente niente di rotto, ma un dolore atroce! Che sta scemando lentamente. Troppo lentamente. Ovviamente non sono in grado di andare a scuola e di tenere le classi. Ne avrò fino agli inizi di marzo. Oggi è il primo giorno in cui posso stare seduta senza  sentire troppo dolore.

E poi non so come scriverlo, qualcuno penserà male, ma nel frattempo è morto un fratello di mia madre. Quasi novantenne. Era lo zio che aveva studiato, a cui tutti per molto tempo  si rivolgevano per sbrigare pratiche in comune o negli uffici di Cagliari. Poi siamo cresciuti, abbiamo studiato e non c’era più bisogno di disturbarlo, ma lui era sempre un punto di riferimento. Ha accudito per tanti anni la moglie malata di Alzheimer  e quando è morta è crollato pure lui, a poco a poco ha perso l’autonomia. Purtroppo l’avidità del figlio l’ha allontanato dai fratelli e dalle sorelle. E’ morto così senza l’affetto della sua famiglia di origine. Tremendo. E’ una cosa che mi fa star male. Non è giusto, morire così dopo che hai fatto tanto per tutti.

Caro zio, ora che sei lassù, sai che non ce l’ho con te. Ho sempre saputo che non sei stato il carnefice, ma anche tu vittima come noi. Ma ora che sei libero da tutto, aiutaci a sbrogliare la matassa, che è molto ingarbugliata, ma non impossibile da risolvere. Aiutaci. Non ti lascio in pace fino a quando non è risolto tutto.

Ciao zio. A ti biri in celu!