Perché scrivere un blog? Per chi scrive Speranza?

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Buon anno! Dopo averci pensato un po’ ho deciso di dedicare il primo post del 2020 alla riflessione scaturita leggendo il libro I Caffè della libertà e il post del blog Trippando di Silvia Ceriegi, blogger che seguo da un po’ di tempo.

Come ho raccontato in questo post, per un bel po’ di tempo ho pensato di chiudere il blog: avevo perso il gusto di scrivere, di dire la mia opinione. Tanto non interessava a nessuno. Tuttavia prima di chiudere baracca e burattini, mi sono documentata, ho letto tanti post di esperti del blogging e ho letto qualche libro sull’argomento. L’ultimo libro sull’argomento è stato I caffè della libertà, letto a settembre, quando avevo già deciso di rilanciare il blog e già comprato il dominio.

Così ho ripreso a scrivere con nuovo entusiasmo e a condividere i post nei vari gruppi a cui mi sono iscritta. Ho iniziato ad avere un mio pubblico, diverso da quello degli esordi, anche se qualche lettrice è della prima era. Bello, no? Ho iniziato anche ad avere giornalmente qualche visualizzazione dai motori di ricerca. Insomma, ciò che scrivo è apprezzato sul serio, me ne accorgo dal numero di lettori, che seppur di poco sono in crescita, e dalle visualizzazioni che talvolta, rispetto ai lettori, sono anche moltiplicate per 10. Cioé qualcuno trova per caso il mio blog e va a leggere anche altri post. Wow! Entusiasmante!

Tutto questo è ok però, come dicono le esperte e gli esperti di blogging, ad una erto punto occorre rispondere alle domande chi sono i tuoi lettori, per chi scrivi?

Queste domande mi hanno tormentato per mesi, avevo delle delle risposte non chiare, che non riuscivo ad afferrare, sfuggivano continuamente. In verità il nocciolo della questione non è dare una risposta alle domande sul blog, ma piuttosto rispondere alla domanda: che fare nella vita, in futuro? Ho già scritto nel post La stanchezza di una maestra che, dopo tre decenni e più d’insegnamento, sento il bisogno di cambiare qualcosa nella mia vita lavorativa. La scuola mi piace, ho ancora da dare molto, ma in un ruolo diverso. Vorrei stare meno in prima linea. I miei alunni sono in quinta e quindi l’anno prossimo qualcosa cambierà di sicuro, si tratta solo di decidere se subire il cambiamento o rendermi protagonista. La risposta la so già: non subirò il cambiamento, ho già in mente cosa fare, soprattutto cosa non fare.

Dall’inizio dell’anno scolastico sto riflettendo sulle cose che non voglio fare, chi non voglio essere, con chi non voglio lavorare. Sto lavorando su me stessa per sottrazione. Ho bisogno di aria nuova, di cambiare aria. Ancora non sono arrivata alla soluzione, ma non sono molto lontana. Un po’ di pazienza e avrò completato l’opera.

Tornando alle domande a cui deve rispondere la perfetta blogger: per chi scrivi, chi sono i tuoi lettori? Oggi rispondo che innanzitutto scrivo per me stessa. Sembra egoistico, ma è così, scrivere mi fa star bene. Quando per vari motivi, non trovo la serenità e il tempo per farlo sto male, divento nervosa. Vuol dire che scrivere per me è meglio che prendere una medicina. Parlo di me, dei miei interessi. Esterno le mie opinioni e le metto in ordine.

Scrivo per sentirmi meno sola. Scrivo per trovare compagnia. Il mondo sembra in mano ai maleducati, ai superficiali, agli odiatori di professione. Ho scritto sembra, perché in fondo non è così. Anche se si sta assistendo all’aumento degli episodi di intolleranza, noto che c’è sempre una risposta contraria. “E’ l’Italia silenziosa, che non ha mai smesso di fare del bene” come ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso di fine anno. E’ un Italia che reagisce a costo di prenderle e di tornare a casa con il naso rotto per aver rimproverato qualcuno che non si comportava bene. Con orgoglio posso dire di far parte di questo esercito silenzioso, che fa il suo lavoro con onestà, che fa di più del suo dovere, a cui interessa non solo il proprio benessere, ma anche quello degli altri. Scrivo per dimostrare che si può stare in internet con pacatezza, serenità, senza essere eroi. Scrivo della mia semplice vita e del mio lavoro.

Scrivo dei miei viaggi, che ho intenzione di aumentare in maniera esponenziale.

Scrivo dei libri che leggo e delle emozioni che mi danno.

Scrivo della mia Sardegna che è davvero bellissima e a misura d’uomo, anche se la vorrei meno disperata e dipendente dagli altri.

Scrivo della bellezza e del piacere di notarla.

Scrivo e mi fa piacere essere letta, e ma mi fa molto piacere quando chi legge si prende la briga di scrivere il proprio parere.

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Eccomi qua!

Questo blog va rilento. Ho perso un po’ la verve di scrivere nel blog . Il mondo web negli ultimi anni è cambiato. Si usano altri social, più immediati come fb, twitter, wathsapp, instagram. Pure io li uso. Ognuno ha la sua caratteristica, tutto scorre velocemente, botta e risposta. Qualunque cosa può dare adito a guerre e schieramenti pro-contro. Cattiverie allucinanti. Molti non tengono conto che dietro un account c’è una persona. Ma come mio solito sto ben guardinga, e prendo solo il bello, tutto il resto è noia

Anche se ultimamente ho perso la vena, scrivere dei post mi piace sempre. Sono  più meditati, li ritrovi lì dove li hai lasciati, anche a distanza di tre settimane. Ti chiedi: cavoli ero così illuminata o incasinata, ma che diamine ho scritto? Qualcuno, gentile, lascia pure dei commenti, sempre graditi!

In questi anni di vita da blogger sono cambiata. Il primo blog era nato quando rincorrevo la cicogna. Questo è nato per cominciare una vita positiva.  Una vita che non venisse schiacciata da quel sogno infranto. La vita è bella e va goduta sempre, con quel pacchetto che hai. Non ricordo chi diceva: se la vita ti dà limoni, fatti una limonata. Aggiungo un po’ di zucchero o miele, e via!

Nonostante tutta la positività e la voglia di non soccombere mai, la vita ci dà anche spine di carciofo spinoso dop.  In queste settimane di assenza non ne sono mancate. All’inizio della scorsa settimana, mentre andavo a scuola sono caduta distesa a terra. Pioveva, guardavo in terra dove mettevo i piedi e all’improvviso ho visto il cielo grigio sopra di me. Fortunatamente niente di rotto, ma un dolore atroce! Che sta scemando lentamente. Troppo lentamente. Ovviamente non sono in grado di andare a scuola e di tenere le classi. Ne avrò fino agli inizi di marzo. Oggi è il primo giorno in cui posso stare seduta senza  sentire troppo dolore.

E poi non so come scriverlo, qualcuno penserà male, ma nel frattempo è morto un fratello di mia madre. Quasi novantenne. Era lo zio che aveva studiato, a cui tutti per molto tempo  si rivolgevano per sbrigare pratiche in comune o negli uffici di Cagliari. Poi siamo cresciuti, abbiamo studiato e non c’era più bisogno di disturbarlo, ma lui era sempre un punto di riferimento. Ha accudito per tanti anni la moglie malata di Alzheimer  e quando è morta è crollato pure lui, a poco a poco ha perso l’autonomia. Purtroppo l’avidità del figlio l’ha allontanato dai fratelli e dalle sorelle. E’ morto così senza l’affetto della sua famiglia di origine. Tremendo. E’ una cosa che mi fa star male. Non è giusto, morire così dopo che hai fatto tanto per tutti.

Caro zio, ora che sei lassù, sai che non ce l’ho con te. Ho sempre saputo che non sei stato il carnefice, ma anche tu vittima come noi. Ma ora che sei libero da tutto, aiutaci a sbrogliare la matassa, che è molto ingarbugliata, ma non impossibile da risolvere. Aiutaci. Non ti lascio in pace fino a quando non è risolto tutto.

Ciao zio. A ti biri in celu!

 

Dalla terra dei cookie

Mylove si è sbellicato dalle risate quando gli ho detto questa cosa dei cookie. Mi ha detto di smetterla di vendere biscotti. Che ci sono siti di compagnie aeree che si ricordano che sei entrato due giorni prima e per lo stesso biglietto ti fanno pagare in più, mentre se usi un altro computer lo stesso biglietto lo paghi meno. La legge è stata fatta per questi farabutti, ma poi il legislatore non ha pensato a noi piccoli, microscopici direi bloggers che scriviamo per diletto e per sfogarci, giusto per non gravare le casse della cassa mutua.

Comunque qualcuno ha pensato di telefonare all’Ufficio del Garante della Privacy e ha pubblicato in FB la risposta, quindi per favore continuiamo a scrivere sui nostri blog, Sandra hai capito?  Insomma ci hanno fatto perdere delle ore e poi si risolverà, come al solito succede nella repubblica dei cookie, a tarallucci e vino!cookie