Il patriarcato, la cultura dello stupro: mi sto preparando all’inizio del nuovo anno scolastico.

È da tanti giorni che rifletto sull’opportunità di scrivere un post sulla violenza nei confronti delle donne, visti i casi esplosi quest’estate. Anche se a pensarci bene è un tema, purtroppo ricorrente. Non c’è un periodo più favorevole di un altro per organizzare uno stupro, possibilmente di gruppo. Perché si sa che “le cose più belle si fanno con gli amici”. Così ha chattato uno degli stupratori di Palermo.
Di solito non leggo i resoconti dettagliati delle cronache di stupro, le considero morbose, mi fa male leggerle e spesso non aggiungono niente alla notizia.
Questa volta ho preso coraggio, ho letto le trascrizioni delle chat dei messaggi che si sono scambiati gli stupratori, prrima e dopo lo stupro, che ovviamente è stato filmato e condiviso. Dire che le parole mi hanno annichilita non rende bene. I concetti e le parole sono orribilmente disgustose, mi danno la nausea.

Chi le ha scritte non sono bestie o mostri. Sono ragazzi che dimostrano di essere lucidi. Sapevano benissimo cosa stavano organizzando e il male che stavano facendo. Probabilmente non era neanche la prima volta.
Nonostante i filmati e le chat li accusino senza dubbio alcuno, gli stupratori hanno cercato di screditare la ragazza: era ubriaca, ci stava.
Il vilentatore minorenne all’inizio ha evitato il carcere perché con il giudice ha fatto finta di essersi pentito. Ma poi dalla comunità per minori mandava video su Tik Tok, nei quali si vantava e diceva che, dopo la sua orrenda impresa, migliaia di ragazze messaggiavano per stare con lui. Migliaia! Questo è quello che dice lui. Vorrei proprio contarle e vederle in faccia queste ragazze che vorrebbero essere stuprate e lasciate esanimi e bisognose di cure. Come no! Milioni di ragazze!
Purtroppo invece è vero che centinaia di migliaia di ragazzi hanno cercato di entrare in possesso del video dello stupro. Tant’è che il garante della privacy ha comunicato che “chiunque diffonda o condivida il video dello stupro verrà sanzionato civilmente e penalmente”. Cioè pagherà una multa salata e andrà in galera.
Questa vicenda mi ha colpito e sto seguendo con attenzione, soprattutto le reazioni dei media, dei social, dei giornali e telegiornali.
Noi non ci rendiamo conto, ma siamo permeati dalla “cultura dello stupro”, cioè nella nostra società italiana, ogni giorno usiamo parole, abbiamo atteggiamenti e modi di fare, che, anche inconsapevolmente favoriscono in qualche modo la violenza, lo stupro.
S’è cercata. Si veste come una puttana. Ha gonna troppo corta. È troppo scollata. Aveva bevuto. Era ubriaca. Era consenziente. Se la sono fatta tanti prima di me, noi.
Queste sono parole che i maschi usano per difendersi. Se una donna o bambina è viene violentata è colpa sua. Ma nessuna frase sopraelencata è valida per giustificare la violenza. Nessuna.

Nessun vestito, nessun atteggiamento giustifica uno stupro. Uno stupro di gruppo ancor meno. Se è no, è no. Anche all’ultimo momento.
Alcuni anni fa una ragazza in Sardegna venne stuprata da uno ragazzo che aveva conosciuto in discoteca. Alla fine della serata erano andati via dalla discoteca con l’auto di lui. Durante il tragitto lui l’aveva violentata. S’è cercata, avevo commentato con mio amico. Ma il mio amico, più lucido e consapevole di me, mi aveva risposto che probabilmente la ragazza all’inizio voleva davvero un rapporto sessuale con lui, però lei per un qualsiasi motivo, aveva cambiato idea. Allora a lui l’ha violentata. Ha preso comunque quello che voleva, quello che secondo lui era un suo diritto.
Il mio amico aveva condannato il ragazzo. La ragazza poteva ritrarsi anche all’ultimo momento. Aveva diritto di dire che c’era qualcosa che non gli andava più bene: un odore, un atteggiamento rude, magari quel che vedeva gli faceva ribrezzo. Che ne so, aveva cambiato idea e lui avrebbe dovuto fermarsi. Invece no! Stuprata.
Quel giorno ho aperto gli occhi. In effetti c’è una bella differenza tra avere un rapporto consensuale ed essere violentate. La differenza tra essere libere o essere sottomesse.


Dicevo prima che siamo permeati dalla cultura dello stupro. Si minimizzano parole e gesti e si fanno pure delle sentenze in tribunale che li giustificano.
Pochi mesi fa un bidello di una scuola superiore è stato assolto perché ha palpeggiato un’alunna per solo dieci secondi.
Ora facciamo una prova: accarezziamoci una qualsiasi parte del corpo per dieci secondi, pensiamo che qualcuno altro ci tocchi le parti intime per dieci secondi. Dieci secondi sono un’eternità. Praticamente questa sentenza ha autorizzato i palpeggiamenti.
Ma stiamo impazzendo? È una violazione insopportabile, anche un secondo è troppo!La cultura dello stupro.


Alcune settimane fa due ragazzi sono stati assolti perché “lo stupro c’era stato” ma i ragazzi non avevano capito che non c’era il consenso”. La cultura del stupro.


Questo tipo di sentenze sono l’humus della cultura dello stupro, che viene alimentata ogni giorno in molti modi.
Vogliamo parlare degli figli di politici protagonisti? Beppe Grillo e Ignazio La Russa, Presidente del Senato, politicamente sono agli estremi opposti, però hanno trovato un punto di incontro nel difendere a spada tratta i figli accusati di stupro con le solite parole che colpevolizzano le vittime: era consenziente, aveva bevuto.
Il patriarcato. La cultura dello stupro.

Sono rimasta scioccata da una piccola indagine condotta su Instagram dal profilo aestetica sovietica. Ha chiesto di rispondere in forma anonima se le discoteche italiane sono da considerarsi spazi sicuri o una zona franca per le molestie. Le risposte delle ragazze rivelano che discoteca è zona franca per le molestie: è difficile uscire da una discoteca italiana senza essere almeno palpeggiate, aver avuto mani sotto la gonna, essere state “appoggiate”, baciate in bocca senza consenso, anche con la lingua. Non si è esentate neanche se si è in compagnia maschile. Molte hanno dichiarato che queste cose non succedono nelle discoteche estere. Alcune hanno scritto che preferiscono andare nelle discoteche “non etero”, che si distinguono per educazione e dove non si rischia di bere un drink drogato.


Mentre leggevo non credevo alle parole scritte : davvero l’ambiente delle discoteche ora è così degradato? Penso a quei genitori che, rubando ore al sonno, aspettano le figlie e i figli fuori da quelli che sono a tutti gli effetti degli inferni. Ma io, papà, mamma, sono consapevole che porto figlia, mio figlio, in luogo dove se va bene sicuramente una ragazza viene molestata, se non violentata? Sono consapevole che mio figlio in gruppo potrebbe fare delle cose orribili, o pure lui subire violenza? Non dimentichiamo che ci sono anche casi di ragazzi, che il branco individua come deboli, che sono son violentati, come le ragazze. I numeri dei casi sono percentualmente minori, ma esistono.

Il mio post per i miei standard è già abbastanza lungo, ma ho bisogno di mettere i pensieri in fila, uno dopo l’altro. Ho bisogno di avere una mente lucida e razionale, che non si faccia prendere dai sentimenti devastanti e negativi. Fra poche settimane iniziano le lezioni e devo essere pronta ad argomentare in maniera corretta nel caso qualche bambino tirasse fuori l’argomento.


Alla scuola primaria i bambini sono ancora piccoli, ma possono, devono, iniziare ad aprire gli occhi.
Bisogna aiutarli a crescere bene. Amare la vita. Saper scherzare su di sé e con gli altri. Uno scherzo dura poco, altrimenti non è più uno scherzo, è molestia. Prima di fare uno scherzo bisogna pensare se a te piacerebbe ricevere quello scherzo. Se non ti piacerebbe, lascia perdere.
Accettare serenamente i no. Non tutti vogliono fare le stesse cose nello stesso momento.
Trovare gli accordi per poter stare e giocare insieme. Rispettare le regole date. Non cambiare le regole a proprio piacimento.
In caso di conflitto, fermare l’attività per discutere e chiarirsi. Chiedere scusa. Accettare le scuse, anche prendendosi tempo per sbollire la rabbia. Non serbare rancore.
Saper dire di no. Non farsi toccare nelle parti intime né da sconosciuti, né da persone che si conoscono o di cui hai fiducia. Confidarsi con un adulto se qualcuno chiede di fare qualcosa di spiacevole e che fa stare a disagio.
Accettare la diversità degli animi maschili e femminili e la loro complementarietà. Rispettare gli altri. Essere sempre dalla parte di chi difende il debole, mai dalla parte di chi offende.
Rispettare gli oggetti personali e della comunità. Rispettare e tener puliti gli ambienti scolastici interni ed esterni. Rispettare la natura che ci circonda. Non buttare rifiuti dove capita. Se non c’è il cestino, portarsi a casa i rifiuti. Attuare la raccolta differenziata.

Questi obiettivi sono sempre dentro di me. Considero la convivenza civica il primo obiettivo di tutto il percorso scolastico. Se necessario ho sempre fermato le attività scolastiche per discutere, chiarire e trovare gli accordi per poter stare bene a scuola. Tutti hanno diritto di esprimere la propria opinione e dare il proprio contributo per migliorare il clima della classe.
La convivenza civica si impara con coerenza attimo per attimo, giorno dopo giorno. I risultati in campo educativo sono lentissimi e faticosi. È duro dire di no, vedere un bambino piangere per una sgridata. Ma è meglio che pianga un bambino oggi per un no, che se piangiamo noi adulti sono lacrime amare, inconsolabili.

Leggere. Riflettere sui fatti. Educarmi, cambiare parole e atteggiamenti, che io stessa non sono esente da manchevolezze e cedimenti.
Mancano pochi giorni all’inizio dell’anno scolastico e mi sto preparando così.

Cagliari, Bentornata serie A !

Foto dal sito del Cagliari Calcio

Ieri c’è stata la prima partita del Cagliari in serie A. È stata una bella partita, finita 0-0. A Torino c’era un caldo pazzesco. Alla fine in giocatori erano sfigurati, quasi irriconoscibili. Poteva vincere il Torino, ma anche il Cagliari ha avuto le sue occasioni. Il nostro bomber Lapadula, causa un’operazione ha saltato tutta la preparazione e tornerà ad ottobre, speriamo. Anche Mancosu, altro goleador, è stato operato. Insomma abbiamo l’attacco spuntato, ma contiamo sul fatto che altri possano fare gol, Pavoletti è sempre uno che la mette dentro quando meno te lo aspetti.

CI godiamo questa serie A acciuffata a giugno all’ultimo secondo. Il Cagliari lo scorso anno a fine campionato è arrivato quinto, le prime due squadre anno avuto la promozione diretta, la terza squadra per andare in A ha dovuto affrontare una serie di spareggi tra la terza e l’ottava classificata. Un regolamento così complicato che non lo capisce neanche chi l’ha pensato.
Comunque, fatto sta che ci siamo ritrovati a giocare l’ultima partita a Bari, in uno stadio di 60 mila persone che avevano già lo champagne pronto per festeggiare. A loro bastava anche un pareggio. Il Bari ha giocato la partita per il pareggio. Il Cagliari non riusciva a metterla dentro. Novanta minuti così, con il fiato sospeso.
Facevamo già i conti di stare un altro anno in B.
Quattro minuti di recupero. Il Mister dice che Fino a quando l’arbitro non fischia la fine bisogna crederci.
94′: ultima azione, ultimi secondi: Pavoletti segna per il Cagliari. Siamo in A! Ho urlato talmente tanto che sono rimasta rauca per parecchi giorni. Siamo impazziti di gioia. Incredibilmente felici. La partita finisce con le lacrime di gioia dell’allenatore Claudio Ranieri.
Il Mister è arrivato con l’anno nuovo. Dall’inizio del campionato i tifosi ogni partita insultavano pesantemente il presidente e i giocatori. La squadra demoralizzata non ne azzeccava una e sprofondava nella zona della bassa classifica. A Natale, come un regalo, è stato annunciato l‘arrivo del nuovo Mister Claudio Ranieri, che già conoscevamo per aver riportato il Cagliari dalla C alla A negli anni 90! In tutti questi anni ha sempre parlato bene di Cagliari, anche quando ha vinto il campionato inglese con il Leicester nelle interviste ha ricordato gli anni sardi.
È arrivato e ha dato tranquillità a tutti. Ai tifosi, che dopo due partite hanno insultato i giocatori e il presidente, ha detto che non gli erano piaciuti e che bisognava incoraggiare e stare tutti dalla stessa parte. Fine delle contestazioni.
Ci ha creduto dal primo momento fino all’ultimo secondo e l’ho ha fatto credere anche ai giocatori. La forza della mente! A 11 giocatori stremati, in una bolgia di 60 mila persone che ti tifano contro, gli viene detto che ce la possono fare, ci credono e ce la fanno!
Ce la facciamo! Siamo in Serie A. Ieri c’è stata la prima partita. Lunedì prossimo si gioca in casa con l’Inter. Una partita da far tremare le vene.
Abbiamo sognato la serie A per giocare partite come queste.
Fortza Casteddu!

Ferragosto e alunni

Plagemesu. Gonnesa. Sardegna

Arrivati a Ferragosto, la strada è in discesa. Si profila all’orizzonte il nuovo anno scolastico. Come ogni anno ho iniziato a incontrare i miei alunni. Chissà perché, in tutta l’estate non ne vedo neanche uno, adesso a qualsiasi ora ho molte possibilità di vederne qualcuno.
Se non li vedo, mi chiamano anche a due km di distanza: MAESTRAAAAAA! Tutti si fermano ad osservare la scena: io impalata e sorridente a braccia aperte che li aspetto alla fine della loro rincorsa. I loro accompagnatori dietro, terrorizzati e attenti a non farli mettere sotto da qualcuno. I bambini non vedono nulla, hanno occhi solo per la loro maestra che fa la spesa o va dalla parrucchiera. E poi lo racconteranno a tutto il parentado. Le gioie di insegnare nel proprio paese: essere oggetto di conversazione durante il pranzo estivo di Ferragosto!

Io li abbraccio e li bacio senza paura, finalmente! Il covid si è preso gli anni più belli, quelli delle coccole, ma ho intenzione recuperare il credito di gesti affettuosi. Ho già cominciato, loro mi osservano perplessi e felici, increduli di tanto mio calore. Li ho conosciuti con la mascherina, lontani. Io, sempre rigorosa: distanziamentooooo! Siamo stati la classe che ha avuto meno contagi in assoluto. Che sfinimento! Però ora basta. Coccole a volontà, inframmezzate a sgridate. Che non mancano mai.

È Ferragosto. Andremo da mia sorella che vive in una rinomata località marina, ma non so se arriveremo a veder la spiaggia. Per noi oggi è importante stare in compagnia, salutare mio nipote DI che fra pochi giorni partirà in Svezia per una specie di Erasmus.


Il mare ci aspetta i prossimi giorni. È vero che siamo in discesa, ma l’estate da noi non è ancora finita.

Buon Ferragosto