25 aprile 2020: È pur sempre stata “La Festa della Liberazione”

Roma – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della deposizione di una corona d’alloro sulla Tomba del Milite Ignoto, nella ricorrenza del 75° anniversario della Liberazione , oggi 25 aprile 2020. (Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Nonostante la pandemia, la data del 25 aprile non è passata inosservata, milioni di persone hanno onorato questa ricorrenza, anche con modi fantasiosi. Dai balconi sventolando il Tricolore dispetto di tutto si è cantato “Bella Ciao”, che la serie tv spagnola “La casa di carta” ha reso famosa in tutto il mondo. Chi l’avrebbe mai detto, che mentre qualcuno pensava di eliminarla, invece l’avremmo cantata insieme a milioni di persone con tratti e colori somatici diversi in tutte le lingue del mondo? La musica, metrica, e le parole entrano dentro e non se ne vanno facilmente dalla testa, e mentre canti pensi, a quello che è stato 75 anni fa e ciò che viviamo oggi. Non è che faccio paragoni tra il passato e il presente, ma il presente rende più prezioso il passato e chi si è sacrificato per noi.

Anche quest’anno, come lo scorso anno, condivido il messaggio del Presidente della Repubblica impreziosito dalle straordinarie foto che ho scaricato dal sito del Quirinale.

Messaggio del Presidente Mattarella in occasione del 75° anniversario della Liberazione

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha inviato alle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, tramite il Ministero della Difesa, il seguente messaggio:

«Il 75° anniversario della Liberazione coincide con un momento di sofferenza per la comunità internazionale e per l’Italia. Alto è il prezzo di vite che abbiamo pagato e ancora impegnativi i sacrifici che siamo chiamati a compiere. Difendere la salute dei nostri concittadini contro la pandemia corrisponde ai compiti che la nostra Costituzione affida alla Repubblica nella affermazione dei principi di salvaguardia della dignità di ogni persona.

Il 25 aprile, Festa della libertà di tutti gli italiani, non potrà, di conseguenza, essere celebrato come di consueto.

Rivolgo quindi, dal Quirinale, il mio saluto ai rappresentanti delle Forze Armate, delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma e della Confederazione fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane, alle quali va la riconoscenza della Repubblica per la costante azione volta a onorare la memoria di quanti, nelle vicende del secondo conflitto mondiale, hanno contribuito alla riconquista dell’Unità d’Italia e al formarsi di uno stato finalmente libero e pienamente democratico.

Non mi sarà possibile recarmi presso uno dei luoghi diventati tristemente noti per gli efferati scontri e gli eccidi perpetrati dalla furia nazifascista verso inermi cittadini. Esprimo, quindi, la mia vicinanza ideale a quanti sono stati vittime di un periodo così doloroso per gli italiani, provati da anni di conflitto, privazioni e devastazioni e ai protagonisti della lotta di Liberazione.

La data del 25 aprile ci ripropone l’esperienza di un popolo capace di riscattarsi, di riconquistare il proprio destino, lasciando alle spalle le macerie materiali e morali del regime fascista.

La forte coesione e identità del popolo italiano ci deve soccorrere anche nell’affrontare l’attuale insidia per la salute. Anche oggi dobbiamo resistere uniti contro un nemico aggressivo e insidioso ma non invincibile.

Il Tricolore sia, più che mai in questa occasione, il simbolo di questa volontà. Esposto da una casa all’altra dei borghi e delle città del nostro Paese, esprima il sentimento di profonda unità del nostro popolo.

È al futuro dell’Italia che dobbiamo guardare, nella fedeltà ai valori costituzionali che hanno permesso alla nostra società, nel dopoguerra, di crescere raggiungendo traguardi sociali allora non immaginabili che oggi dobbiamo preservare.

Viva la Liberazione e viva la Repubblica!»

 Roma, 25/04/2020

Roma – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della deposizione di una corona d’alloro sulla Tomba del Milite Ignoto, nella ricorrenza del 75° anniversario della Liberazione , oggi 25 aprile 2020. (Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

I giorni del coronavirus: come ho vissuto la Pasqua del 2020

La Benedizione mai data da un Papa. “Signore, svegliati e vieni a ...

È domenica e dalla finestra vedo un cielo grigio chiaro, da circa mezzora ha iniziato a piovigginare. I miei muscoli e le articolazioni mi avevano avvisato in gran anticipo che per alcuni giorni mi sarei dimenticata delle belle giornate soleggiate, e così è stato. Il corpo non mente mai.

Oggi è la Domenica della Divina Misericordia, anticamente chiamata Domenica in Albis, una festa introdotta nel 2000 da Giovanni Paolo II, che liturgicamente si festeggia la prima domenica dopo Pasqua.

La Pasqua quest’anno è stata completamente diversa da quella degli anni precedenti. Durante il Triduo Pasquale, dal Giovedì Santo al giorno di Pasqua, essendo il periodo più importante dell’anno liturgico, come la maggior parte dei cristiani, lo vivevo praticamente in chiesa. Quest’anno invece, visto che giustamente le disposizioni nazionali per il contenimento del coronavirus non permettevano di svolgere i riti in assemblea, li ho devotamente seguiti in tv. Certo non è stata la stessa cosa, eppure li ho seguiti attentamente, concentrandomi profondamente sul mistero della Morte e Resurrezione di Gesù Cristo e soprattutto sul significato che ha per me questo Mistero. Per aver letto male l’orario mi sono persa l’Ostensione straordinaria della Sindone, ci sono rimasta male, perché da sempre sono intimamente convinta che l’Uomo della Sindone sia davvero Gesù. L’analisi del carbonio14 dice che è un lenzuolo medioevale, ma altre analisi, come quella dei pollini dicono che è autentica. Insomma il mistero continua.

Dicevo che ho seguito tutte celebrazioni di Papa Francesco, compreso l’Angelus di ogni domenica. Il 25 marzo ho raccolto l’invito di pregare il Padre Nostro insieme a tutti i cristiani per invocare Dio per la fine della pandemia. 

Il 27 marzo ho seguito con emozione Papa Francesco che pregava in piazza San Pietro vuota e lustra di pioggia, in un silenzio irreale, spezzato dalle sirene delle ambulanze. Papa Francesco era lì, fisicamente solo, benediceva la città e il mondo, urbis et orbis, ma era accompagnato nella preghiera da milioni persone in ansia per la pandemia.

Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti.

Benedizione Urbi et Orbi: Papa Francesco prega per la pandemia

Su questa barca ci siamo tutti, ma ognuno la vive in maniera diversa, con i mezzi che ha, materiali e spirituali. Alcuni hanno entrambi, tanti non hanno né l’uno n’è l’altro. Vivere questa pandemia è difficile per tutti, ma per alcuni lo è ancora di più. Sono grata perché, nonostante le difficoltà e i momenti neri, a casa abbiamo entrambi i mezzi. Noi stiamo a casa, ma non dimentico che molte famiglie, anche alcune dei miei alunni, si sono ritrovati improvvisamente in difficoltà. Non lo dimentico mai.

Papa Francesco (Veglia nella notte Santa): Gesù Risorto ci dona il ...

Ho seguito tutti i riti della Settimana santa: la Coena Domini del Giovedì, la Via Crucis del Venerdì. Ho seguito la lunga Veglia pasquale del Sabato, la Messa e la Benedizione Urbis et Orbi della Domenica di Pasqua. Seguo la messa quotidiana di Papa Francesco trasmessa da Santa Marta, ma se rimanessi davvero chiusa nel mio egoismo a cosa servirebbero tutta devozione? Se le preghiere non sono accompagnate dalle opere a che serve? Così lascio una spesa sospesa in bottega, compro una bombola del gas per o gli assorbenti. Faccio tutto questo in anonimato, nessuno mi deve niente e nessuno mi deve niente. E’ giusto così.

Benedizione Urbi et Orbi OGGI: Canali, e testo per la diretta col Papa

Ogni sera passo alcune ore al telefono, chiamo le chiamo le famiglie più in difficoltà. C’è chi è separata in casa e sta vivendo le pene dell’inferno. C’è chi era andato ad accudire il padre morente nella sua nazione d’origine e non può tornare. C’è chi ha perso il lavoro, chi ha quattro figli in età scolare e un computer, chi ha il computer e non lo sa usare. C’è chi ha la mamma positiva al corona virus ed è stato pure lui sottoposto al tampone, non dal cavo faringeo ma dalle narici, ed è terrorizzato al pensiero di ripeterlo. C’è chi piange pensando ai compagni e alle maestre e dorme con i genitori.

Siamo tutti nella stessa barca con mezzi diversi per superarla, ma nessuno dall’esterno può dire come te la stai cavando.

Sui giorni del coronavirus ho scritto anche questi post

  1. Il coronavirus è come il rock viaggia senza passaporto
  2. I giorni del coronavirus: i sempre più incalzanti decreti del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte
  3. I giorni del coronavirus: cronaca dell’ultimo giorno di scuola
  4. I giorni del coronavirus: la mia esperienza di maestra alle prese con la didattica a distanza.

I giorni del coronavirus: la mia esperienza di maestra alle prese con la Didattica a Distanza

Ho appena finito di leggere un post di una blogger che dà dei consigli per trascorre il tempo di questo periodo di quarantena dovuto alla pandemia del coronavirus. Mi piacerebbe avere il tempo di fare tutte quelle belle cose, ma se prima non avevo tempo ora, assurdamente, ne ho meno.

Nel post precedente ho raccontato delle ultime ore di scuola prima della chiusura delle scuole del marzo. Ho salutato gli alunni sapendo che non ci saremmo visti per molto tempo, ma gli ho detto che ci saremmo tenuti in contatto e che avrei mandato dei compiti da fare, soprattutto per non abbruttirsi e cadere nella noia o disperazione più totale. La scuola anche nei momenti riesce sempre a far sollevare lo sguardo e far dimenticare le tragedie che stiamo vivendo.

Prima di entrare in azione ho aspettato l’inizio della seconda settimana, infatti ero riuscita ad assegnare qualche attività. Visto che la maggior parte dei genitori lavora, non volevo metterli in difficoltà, nei primi giorni non era ancora stato attivato lo Smart Working e molti alunni erano affidati ai nonni, cosa assolutamente sconsigliata.

Devo dire che in quei momenti ho cercato di riprendermi dallo shock, visto che gli insegnanti non vivono su Marte e non hanno l’immunità dal corona virus, anche io ero alquanto provata dalla situazione. Nel frattempo insieme alla mia collega, con una serie di telefonate fiume abbiamo deciso il da farsi. Innanzitutto, non volevamo impelagare le famiglie nella video didattica, in quanto sarebbe stata molto difficile da attuare per tutti gli alunni, soprattutto quelli che stanno vivendo delle situazioni familiari pregresse già molto complicate. I bambini della scuola primaria non devono essere mai lasciati soli davanti al pc o il tablet, neanche quando si fanno le lezioni a distanza, perché purtroppo si può incappare in spiacevoli episodi che diventano reati penali. La cronaca degli ultimi giorni ci dice che siamo state previdenti. Infatti alcuni malintenzionati si sono introdotti nelle videolezioni in diretta di alcuni istituti e gli alunni si sono trovati ad assistere a scene violente o di porno. Chi è stato denunciato? Gli insegnanti, ovvio.

Prima di fare le mie proposte, ho fatto un po’ di ricerche tra i siti dedicati alla scuola e i vari gruppi di insegnati, così ho deciso che per il momento la video didattica l’avrei lasciata in sospeso. Sentita la rappresentante dei genitori, santa subito, abbiamo ritenuto opportuno continuare a usare whatsapp, visto che tutte le famiglie hanno questa applicazione. Mandavo i compiti alla rappresentante che poi girava al gruppo dei genitori. I bambini ricevevano anche i miei messaggi vocali, sia di saluto che la lettura di capitoli di un libro che avevamo iniziato a leggere a scuola.

Whatsapp però alla terza settimana lo abbiamo abbandonato: stavamo tutti impazzire a seguire le varie chat. Così ora usiamo il registro elettronico, una cartella condivisa di Google Drive e la posta elettronica. Il registro è il canale ufficiale, ma non tutte le famiglie accedono ad esso, inoltre non posso caricare audio o video, così utilizziamo Drive. Qualche famiglia viene raggiunta in privato con whatsapp. I compiti da correggere me li inviano alla mail.

E’ difficile, ma la didattica a distanza è un valido strumento che in questo momento sta sostituendo la didattica in classe.

Che attività propongo nella mia didattica a distanza?

Nella didattica a distanza propongo solo attività che possono essere svolte in autonomia da tutti i bambini. E’ la prosecuzione del metodo attuato in classe. Per quanto riguarda l’italiano propongo studio dei verbi, schede e attività di recupero o potenziamento di riflessione linguistica, lettura di testi e attività di comprensione del testo. Per quanto riguarda gli esercizi mando delle schede da ricopiare e completare, non devono essere stampate, la settimana successiva mando le schede completate da me così loro possono autocorreggere il compito. In storia e geografia possono andare avanti a studiare da soli: mando audio lezioni, link di video, pagine del libro di testo da leggere e schematizzare.

La maggior parte dei bambini sta seguendo benissimo, alcuni non seguono il ritmo sopratutto pigrizia e hanno lavori in arretrato, per invogliarli a lavorare li chiamo al telefono e, in accordo con le famiglie, li striglio ben bene. Li minaccio di uscire di casa e prendermi la multa, che pagheranno loro, per andare a casa loro e controllare i compiti. Devo fare la strega anche ora che non ne avrei proprio voglia. Il metodo è un po’ rude, però efficace. Infatti si stanno mettendo in pari con il lavoro. I genitori mi ringraziano per la presenza e per il sostegno. I bambini sono sereni e consapevoli che non è una vacanza. Ci scrivono che gli manca la scuola, i compagni, la ricreazione, la mensa e anche le sgridate delle maestre! Poveri cuccioli! Intanto che ho avviato e aspettando che finalmente la scuola avvii la piattaforma d’istituto per le classi virtuali sto studiano qualche altra metodologia che ravvivi un po’ i nostri contatti.

Anche a me manca tantissimo la scuola e soprattutto gli alunni. Mi sento derubata dei nostri ultimi mesi. Chissà se riusciremmo a tornare a scuola, io me lo auguro, per almeno due o tre settimane. Sarei proprio felice di poter vederli, e concludere le cose lasciate in sospeso, ma soprattutto per rinsaldare quel filo che ci tiene legati in questo periodo. Non saremmo le stesse persone di prima, i bambini saranno diventati ragazzini, e noi insegnanti avremmo acquisito un’esperienza incredibile. Un’esperienza umana che va ben aldilà dei programmi e della didattica, sia tradizionale che a distanza. Un’esperienza che nella nostra vita futura sarà un faro sempre acceso: se ho superato il periodo del coronavirus, supererò anche altre difficoltà.

In questa situazione, cosa che non ho mai fatto nella mia carriera scolastica, ho allentato le maglie della mia privacy: chiamo le famiglie con il mio numero, tanto sono in quinta e tra pochi mesi la scuola in qualche modo terminerà, l’anno prossimo non avrò la preoccupazione di essere disturbata per questioni scolastiche. Così stanno facendo le colleghe delle altre quinte, mentre per ovvi motivi le colleghe delle altre classi, soprattutto di prima e seconda, continuano a rapportarsi solo con le rappresentanti di classe. E a dire la verità, anche così alcuni genitori sono riusciti, con saccenza e interventi inopportuni, a disturbare le insegnanti dei loro figli.

Improvvisamente ci siamo trovati a vivere situazioni eccezionali, e tutti, in tutti i settori, stiamo dando del nostro meglio, stiamo facendo con audacia cose che mai avremo pensato di poter fare o sopportare. Come dico a tutti la priorità è non essere contagiati e non contagiare, tutto il resto si fa o si farà.

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