E’ una brutta giornata, il cielo è grigio, anzi marron e piove fango: il vento che arriva dal deserto africano porta anche la sua sabbia. Tutto è sporco, i fiori, le piante, le auto e tutto quello che rimane fuori avrà bisogno di essere sciacquato e ripulito. Bisogna aspettare che torni il sole, altrimenti sarà un lavoro da ripetere.
Questi clima e questi colori contribuiscono alla grande tristezza del Paese. Avevamo bisogno di un po’ di allegria e spensieratezza e invece due avvenimenti collegati, ma lontani tra loro ci portano a tristi pensieri. Stamani il tifoso del Napoli, Ciro Esposito, ha smesso di lottare per la vita. Cinquanta giorni fa era andato a Roma per tifare la sua squadra del cuore, non è più tornato a casa, non era neanche arrivato allo stadio! E’ stato colpito da persone che probabilmente neppure c’entravano con quella partita. Ancora oggi di questo fatto si sa ben poco, né i nomi, né le motivazioni che hanno causato la morte di un giovane tranquillo che voleva solo tifare.
Mi chiedo per quale motivo si permette che il calcio diventi una guerra in cui tutto è lecito? Per quale motivo un gioco, un divertimento, deve essere rovinato da persone che hanno come unico scopo della loro vita rovinare le vite degli altri, compresi agenti e carabinieri? E’ questo quello che vogliamo davvero?
Fino agli inizi degli anni 90′ andavo allo stadio a Cagliari, ma ho smesso quando dopo una partita, nonostante il Cagliari avesse vinto e non c’era nessun motivo per comportarsi così, la gran parte dei tifosi vicini a me ha iniziato a lanciare nella pista i seggiolini divelti e bottiglie e tutto quello che capitava. Non credevo ai miei occhi e mi chiedevo perché? Il giorno dopo avevo la febbre altissima. Mia nonna guardandomi sconsolata diceva a mia madre: dda fatu tropu dannu a biri cussas cosas . Naraddi dda no andai prus (le ha fatto troppo male vedere quelle cose, dille di non andare più). Non ci sono più andata, ma le cose sono peggiorate molto e non ho intenzione di mettere più piede in uno stadio se non diventa un luogo vivibile. Non ho nessuna intenzione di rischiare la pelle! Che interessi ci sono a lasciare che le cose rimangano così? Possibile che non si riesca a trovare una soluzione ragionata e definitiva?
Si dice che il calcio è lo specchio del Paese, beh l’immagine che riflette è pessima. C’è troppa esasperazione, si rimane per giorni a parlare di cose di minore importanza e non si dà valore alle cose importanti. Una cosa che mi ferisce profondamente, ad esempio, sono fischi agli inni nazionali, pure al nostro, come è capitato in occasione della finale di Coppa Italia, oppure i buu ai giocatori di colore. Possibile che siamo scesi così in basso, talmente basso che stiamo pure scavando la terra da anni?
Siamo diventati così incivili da non comprendere che la palla è rotonda, che si vince e si perde, che si può essere in forma o no, che gli arbitri sono esseri umani e possono pure sbagliare. Forse siamo talmente assuefatti alla corruzione, anche quella del calcio, che non crediamo più in niente e vediamo complotti dappertutto, anche quando non ci sono.
Credo che sia palese a tutti che l’uscita di scena dell’ Italia dal Mondiale in Brasile sia dovuto alla pochezza di tutta la squadra, e non solo di un giocatore. Non ci sono complotti Sono stati fatti degli errori da parte dei giocatori, del ct, e del preparatore atletico, c’è stata un po’ di sfortuna e anche un arbitraggio un po’ così. Insomma non è il nostro anno. Pazienza, anche se un po’ mi rode. Ahi, quanto mi rode!