Festa o Giornata della donna?

A casa ho tre calendari, in due l’8 marzo c’è scritto il santo del giorno, l’altro calendario è quello di Frate Indovino, ci sono scritti tre santi e in grassetto “Festa della donna”. Infatti per la maggior parte degli italiani l’8 marzo è la Festa della donna, ma la dicitura esatta è Giornata internazionale della donna.
C’è differenza? Sì, perché la motivazione dell’8 marzo non è la festa, ma la riflessione e il ricordo delle conquiste operate dalle donne nella società, nell’economia e nella politica, alle discriminazioni e violenze che purtroppo sono presenti ancora in tutto il mondo.

Oggi il mio pensiero per la Giornata internazionale della donna va soprattutto alle donne Ucraine e Afgane, ma anche a quelle che soffrono in silenzio, lontane dalle telecamere.

Buona Giornata internazionale della donna a tutte le donne e a tutti gli uomini di buona volontà.

La fine e l’inizio. Una poesia sulla guerra di Wislawa Szymorska

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Dopo il post precedente ci sta bene una bella poesia della grande poetessa polacca Wislawa Szymborska

La fine e l’inizio

Dopo ogni guerra
c'è chi deve ripulire.
In fondo un po' d'ordine
da solo non si fa.

C'è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.

C'è chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.

C'è chi deve trascinare una trave
per puntellare il muro,
c'è chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.

Non e' fotogenico
e ci vogliono anni.
Tutte le telecamere sono gia' partite
per un'altra guerra.

Bisogna ricostruire i ponti
e anche le stazioni.
Le maniche saranno a brandelli
a forza di rimboccarle.

C'è chi con la scopa in mano
ricorda ancora com'era.
C'è chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata.
Ma presto
gli gireranno intorno altri
che ne saranno annoiati.

C'è chi talvolta
dissotterrerà da sotto un cespuglio
argomenti corrosi dalla ruggine
e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.

Chi sapeva
di che si trattava,
deve far posto a quelli
che ne sanno poco.
E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.

Sull'erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti,
c'è chi deve starsene disteso
con la spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole.

La guerra in Ucraina e il concetto di Patria

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Di tutto mi sarei aspettata, ma non che alla fine della pandemia ci saremmo trovati sull’orlo di una guerra nucleare.
Eravamo così impegnati a combattere la guerra contro il virus, che non ci siamo accorti che qualcuno la guerra fatta con carri armati e bombe la stava pianificando davvero.
Giuro, ho stentato a crederci, anche il 24 febbraio, presa dalle mie incombenze non sono stata attenta ai notiziari e alla lettura dei titoli dei giornali. Rifiutavo la possibilità che davvero Putin potesse fare quello che stava facendo.
Invece l’incredibile realtà sta accadendo. La Russia ha invaso l’Ucraina.
Non è un film che dopo due ore finisce, non è come quando gli occhi stanchi si staccano da un videogioco e ritrovano la tua stanza intatta. Le tue cose sono lì, il tetto è sopra la casa, i muri sono intatti, l’acqua esce sempre dal rubinetto, nel palazzo di fronte sventolano i panni stesi dei vicini. Tutto funziona: le strade, le poste, la scuola i treni. C’è sempre il greenpass. Ohi! Che scocciatura aspettare due secondi perché l’app non lo legge bene!

Una nazione, l’Ucraina, è messa letteralmente a ferro e fuoco per i sogni di potere russi. Una nazione minaccia il mondo di una guerra nucleare se non gli viene permesso di completare i suoi maledetti progetti. Risuonano nelle nostre case parole che sanno di antico, discorsi che avevamo sentito dai nostri nonni e padri, vicende che abbiamo letto e studiato, argomenti che abbiamo portato alle interrogazioni o esami. Tutte cose che pensavamo fossero passate, lasciate alle spalle.
Gli uomini, gli europei, avevano capito che guerre e battaglie erano sorpassate. Invece, no. Abbiamo tirato fuori gli atlanti per capire bene dove si trovano le città sotto assedio e quanto siano vicine a noi.

Mentre i bambini giocavano in giardino, durante la ricreazione, ci chiedevamo: scappi o rimani? Io non lo so. Bisogna trovarsi in mezzo ai bisogni contingenti. Una decisione così si prende in un attimo e cambia il corso di un’intera esistenza.

Una collega affermava che lei non sarebbe rimasta a combattere per la Patria come stanno facendo molti ucraini, affermava di non essere patriottica, di non provare niente verso la Patria. Mi ha spiazzata, ma le ho risposto che a lei sembrava così, perché essere patriottici o no a noi in questo momento non cambia niente. Per la Patria hanno combattuto i nostri nonni e bisnonni. Tutto quello che abbiamo ora: benessere, tranquillità, democrazia, lo abbiamo avuto gratis, ma altri hanno combattuto e perso la vita per farci avere un futuro migliore e fino ad ora ne abbiamo inconsapevolmente goduto a piene mani.
Non ha potuto che darmi ragione. Però questo discorso ha continuato a ronzarmi per ore e alla fine ho chiarito dentro di me il concetto di Patria.

Patria non è un concetto astratto.
Patria è il paese in cui vivo, lavoro.
Patria è la mia famiglia, i miei amici.
Patria è ciò che mangio, bevo.
Patria sono i libri che leggo.
Patria sono le canzoni che canto.
Patria sono le ricorrenze e le feste.
Patria è tutto questo e tanto altro.
Per tutto questo combatterei.
L’Italia è la mia Patria
e non mi sognerei mai
di invadere e sottomettere la Patria di un altro.