Covid 19: si salvi chi può!

Ad un anno esatto dall’inizio della campagna vaccinale covid 19, il 27 dicembre ho fatto la terza dose del vaccino, Pzifer. Non ho avuto nessun sintomo degno di nota: solo un lieve dolore al braccio, una leggera spossatezza e brividi di freddo, subito scacciati con un antinfiammatorio da banco.
La prima dose, Astrazeneca, la feci alla fine di marzo, il giorno prima delle vacanze di Pasqua. Mi addormentai tranquilla e nel cuore della notte mi svegliai a causa del freddo e dei brividi. Presi del paracetamolo e restai a letto tutto il giorno. Dormii tantissimo.
Dopo tre mesi, a giugno feci la seconda dose, Pzifer. Astrazeneca per le donne della mia età non era considerato più adatto. Avrei voluto fare sin da subito Pzifer o Moderna, ma non in quel periodo non si aveva modo di scegliere, o quello o niente. Feci Astrazeneca senza battere ciglio, anche se le percentuali di protezione erano molto più basse rispetto agli altri due vaccini. Ma meglio quella che niente.

Ho aderito da subito, con convinzione alla campagna vaccinale, anche se confesso per la prima dose avevo un po’ di preoccupazione. Due giorni dopo il mio vaccino, vennero bloccate le somministrazioni di Astrazeneca. Però ricordo che non vedevo l’ora di fare il vaccino per essere più tranquilla: se anche fossi stata contagiata non sarebbe stato fatale.
I numeri parlano chiaro: chi si vaccina ha meno possibilità di contrarre il covid e nel caso succedesse si ha più probabilità di passarlo come un’influenza o addirittura potremmo neanche accorgercene.
Nella mia famiglia siamo quasi tutti vaccinati. Tutti, tranne la famiglia di mia cognata, sorella di Marito. Tutta la famiglia di mio cognato è novax.
Lui cerca di convincere gli altri a non vaccinarsi. Mia suocera non ne può più, e comunque alla fine si è vaccinata di nascosto dalla figlia e dal genero. Ha fatto pure la terza dose. Il loro figlio maggiorenne, che vive dalla nonna, pure lui si è vaccinato di nascosto. Lo ha accompagnato sempre mio marito. Siamo complici di questo misfatto.

Mio cognato dopo tre mesi dalla seconda dose, non sa ancora niente, è convinto che il figlio prenda i mezzi per andare a scuola fregando i controllori. Mia suocera alla fine da detto alla figlia che si erano vaccinati lei e il figlio. Mia cognata non ha detto nulla solo l’ha pregata di non dire niente al marito.
Mia suocera quando pensa alla famiglia di sua figlia piange, è preoccupatissima, perché anche il secondo figlio non è vaccinato. Ma il ragazzino essendo giovane se la potrebbe cavare senza conseguenze, così anche la mamma. Ma mio cognato nel caso contraesse il virus è il candidato ideale per lasciarci le penne: è grasso, asmatico, diabetico e ha un’ernia enorme. Il suo quadro clinico è già grave così, purtroppo si sa cosa potrebbe succedere se dovesse contrarre il covid.
I novax e i non vaccinati non sono tutti uguali, le loro convinzioni sono diverse. La famiglia di mia cognata è integralista cattolica: la comunione non si prende tra le mani, ma solo per bocca. Quando non c’era il gel, i sacerdoti usavano le pinze per distribuire la comunione: sacrilegio! il corpo di Cristo non può contaminare, è sacro e protegge dal covid. Talmente benedetto e immune dal virus che non ricordo il numero dei sacerdoti morti durante la prima ondata!
I miei cognati non si vaccinano perché i vaccini sono fatti con i feti degli aborti e il papa è l’anticristo perché ha dato l’ok ai vaccini per il covid.
Non ho molte parole per esprimere il mio sgomento da cattolica praticante di fronte a tali convinzioni. Fortunatamente non abbiamo modo di vederci spesso, diciamo che dall’inizio della pandemia li ho visti cinque volte e non appena mio cognato, che il più agguerrito, accenna ad intavolare il discorso ce ne andiamo.
Non voglio discutere con lui, perderei solo tempo ed energie. Mia suocera, poverina, non può evitare di sorbirsi i suoi vaneggiamenti e lei si sfoga con noi. Povera.

Anche delle mie amiche e delle colleghe sono novax, ma non ho mai discusso con loro. Non ho mai provato a convincerle perché sono irremovibili e anche loro non hanno mai provato a convincermi. Anche io sono irremovibile. Ma ci vogliamo bene a prescindere, però non le frequento più tanto spesso.
Anche se non capisco come possano scegliere di farsi infilare un tampone ogni due-tre giorni e fare le file chilometriche di questi giorni, invece che optare una soluzione rapida ed economica. Solo al pensiero di fare un tampone mi viene la pelle d’oca, figuriamoci farlo per mesi e mesi! E la spesa che questa scelta comporta? Io preferisco spendere i miei soldi in altro modi più piacevoli.

Comunque incrocio le dita per loro e auguro loro tutto il bene del mondo. Così come lo auguro a tutti. Siamo tutti provati da questa pandemia, non ne possiamo più. Non c’è niente di sicuro, nessuno ha la soluzione vincente, neanche i vaccini attuali danno il colpo definitivo a questo maledetto virus. Nessuno stato è indenne da fare errori e prove. A volte pensiamo che qualcuno ha trovato la soluzione vincente e dopo pochi giorni si trovano con un numero enorme di contagiati.
Non ne posso più. Vorrei svegliarmi e scoprire che il covid non c’è più. Invece penso che questo maledetto ci farà ancora compagnia per molto tempo e troverà il modo di trasformarsi e difondersi.

Le soluzioni sono sempre quelle della prima ora: mascherine, distanziamento e igiene delle mani, poi vaccini e tamponi.
Si salvi chi può

P.S. Siccome è un argomento molto caldo, metto la moderazione ai commenti, che saranno pubblicati previa accettazione.

14 anni di matrimonio. Nozze d’avorio

L’8 dicembre abbiamo festeggiato 14 anni di matrimonio: Nozze D’Avorio.
L’avorio è un materiale pregiatissimo il cui commercio fortunatamente è bandito nella maggior parte degli stati, a cui nel 2017 si è unita la Cina. Ciò ha contribuito a una notevole diminuzione del bracconaggio di elefanti in Africa. Purtroppo non alla sua definitiva scomparsa, perché ahimè, nel mondo ci sono persone che non possono vivere senza avere un oggetto fatto d’avorio!

Il quattordicesimo anno di matrimonio è l’anniversario della coppia che ne ha viste e passate tante, ha sperimentato momenti difficili e tristi alternati a momenti bellissimi.
In questi 14 anni abbiamo vissuto la morte dei nostri padri, di parenti e amici.
Abbiamo lottato per diventare far crescere la famiglia, ma non ci siamo riusciti.
Abbiamo fatto dei viaggi, ci siamo concessi delle vacanze e delle capatine al ristorante. Abbiamo visto ridursi i contatti con gli amici, il covid ha dato il colpo di grazia a quasi tutte le nostre amicizie.
Siamo sempre presenti quando familiari e conoscenti hanno bisogno, talvolta anche troppo. Visto che non abbiamo figli, è quasi scontato essere sempre reperibili. Ma stiamo rifilando anche qualche no altrimenti, se possiamo, rimandiamo il nostro intervento. I
In questi anni abbiamo imparato a accettare i nostri difetti e farci una risata invece che litigare. Insieme continuiamo fare progetti e tentiamo di realizzarli. Qualche volta ci riusciamo qualche volta no.

L’avorio proviene dalle zanne degli elefanti che le usano per scavare nel terreno in cerca di acqua o per togliere la corteccia dagli alberi per procurarsi cibo fibroso. Sono anche usate per spostare ostacoli e spezzare rami.

Ecco. Più che nozze d’avorio, mi sembra più corretto dire che i 14 anni sono le sono le nozze dell’elefante.
Pachiderma maestoso e meraviglioso, che con la sua calma e laboriosità ci insegna tante cose.