L’importanza dell’educazione degli adulti nella società

Photo by cottonbro studio on Pexels.com

Nei commenti al post precedente tutti concordavamo che, per incidere e combattere il patriarcato e la cultura dello stupro, occorre partire dall’educazione. Sono completamente d’accordo, la società italiana ha bisogno di più educazione. Ma la soluzione non è solo quella invocata a gran voce, anche in questi giorni: la scuola! La panacea di tutte le problematiche italiane: dedicare ore all’educazione, in questo caso educazione sessuale.
Chi propone questa soluzione, certamente ha la visione di una scuola che non corrisponde alla realtà odierna. Ricorda una scuola dove gli alunni sono tutti zitti, che ascoltano rapiti per ore l’insegnante, e che poi una volta istruiti mettono in pratica quello che è stato loro insegnato.
In nessun ordine del nostro sistema scolastico esiste più una cosa del genere, neanche al nido!


Le scuole non sono più quelle di una volta, gli alunni di oggi non sono più quelli di cinque anni fa! A volte in meglio, eh!
Ad esempio, con i miei piccoli alunni è capitato, incidentalmente, di parlare di uomini e donne che amano persone dello stesso sesso: nessuno si è meravigliato, tutti hanno annuito. Qualcuno ha parlato di zie e zii omosessuali che si sono sposati, che vivono insieme e loro abitualmente frequentano, a cui loro vogliono bene. Nessun clamore, per loro è un dato di fatto. Ma che bellezza! Il mondo non è perduto.

È vero che c’è tanto lavoro educativo da fare, ma anche la nostra cultura sta cambiando. Troppo lentamente, ma ci stiamo evolvendo. Solo il fatto che quando qualcuno dice o fa qualcosa di sbagliato ci sia una levata di scudi, molte volte è un fatto altamente positivo.

Non sono più accettabili, commenti, battute, gesti che 15 anni fa erano considerati normali.
Ricordo quando Michela Murgia, nel 2010 vincitrice del premio il premio Campiello, protestò al teatro La Fenice di Venezia, contro il presentatore Bruno Vespa che indicando la scrittrice Silvia Avallone alla regia disse: “Prego inquadrare lo spettacolare decolletè della signorina. Allora bene, complimenti”!
Se Michela Murgia non lo avesse protestato e apostrofato come “vecchio bavoso”, anche questo episodio sarebbe passato inosservato. Lui si offese, ma purtroppo non era la prima volta che faceva uscite del genere.
Credo che oggi a nessun presentatore italiano verrebbe in mente di fare una cosa del genere, per paura di essere redarguito in diretta e di finire nei trend di Tweet e quindi nelle pagine di tutti i media.

Certamente abbiamo bisogno di più educazione, soprattutto dell’educazione degli adulti, di quella dei genitori in primis.
Agli occhi dei giovani sembriamo eterni adolescenti: ci vestiamo, mangiamo e vogliamo fare tutto quello che fanno i giovani e i giovanissimi. Vogliamo essere sempre trasgressivi, poco inclini alle regole, vogliamo solo diritti e nessun dovere.


La maggior parte dei genitori demanda l’azione educativa alla scuola, alla parrocchia, alle società sportive e ricreative. Pensiamo che sia lo Stato a doversi occupare di tutte le educazioni possibili ed immaginabili. Tutti si dovrebbero occupare dell’educazione dei bambini e ragazzi, tranne quelli che se ne devono veramente occupare fin dal concepimento: i genitori.


A mio parere, purtroppo i genitori oggi sono impegnati a competere con i propri figli e figlie. Un esempio clamoroso l’ho avuto quando un terapista sbalordito, mi ha raccontato che una sua paziente deve dirimere tutti i giorni i litigi tra il figlio e il marito che si contendono l’uso della playstation! E non era neanche il primo caso

Alla gioventù noi adulti stiamo togliendo l’aria e lo spazio in cui crescere. Ci intromettiamo in questioni che dovrebbero sbrigare da soli, all’interno del gruppo dei pari e nel contempo non ci occupiamo delle cose veramente importanti.
Non accettiamo che ci vedano come gli adulti che dettano le regole. Per tenerceli teniamo buoni li compriamo con soldi, abiti, telefoni, permettendogli cose pericolose e fuori legge.

Non vogliamo vederli piangere, soffrire. Non sopportiamo che ce l’abbiano con noi. Diciamo sempre sì, a volte mettendo a rischio la loro incolumità e quella degli altri.
Quando succede l’irreparabile è troppo tardi. La maggior parte delle volte la tragedia è dovuta a tutti quei sì che invece dovevano essere dei no!

La gioventù è veramente bisognosa di adulti che diano sicurezze e certezze. Ha bisogno di porti sicuri dove approdare. Se chiedono qualcosa la cui risposta è no, deve essere sempre no. All’infinito, no. Non ci devono prendere per sfinimento.
Chiedono sicurezze, limiti che non diamo e che invece i giovani invocano a gran voce. Vogliono adulti veri, non finti giovani.
I genitori devono assolutamente prendere in mano l’educazione dei propri figli. Se non si capisce questo concetto e si agisce di conseguenza, la maggior parte di quello che si fa esternamente alla famiglia non avrà successo. Sarà destinato al fallimento.

La prima agenzia educativa è la famiglia, i genitori, tutte le altre agenzie educative sono di aiuto, non si possono sostituire alla famiglia. La scuola, la parrocchia, le società sportiva e ricreative aiutano la famiglia nel percorso di educativo dei bambini e ragazzi. Non sono agenzie educative sostitutive o alternative alla famiglia. I genitori sono i presidenti di questa agenzia, non devono demandare a nessuno questo compito. I no devono essere prima detti dai genitori. .

Nella società odierna invece i genitori sono amici, complici, sindacalisti, avvocati dei figli. Noi, le altre agenzie educative siamo in balia dei genitori. Non abbiamo più la sicurezza, abbiamo paura di dire dei no, di far rispettare le regole. I genitori vogliono sempre la deroga, l’elasticità. Maestra, mio figlio ha dimenticato il quaderno a casa, solo per questa volta, posso portaglielo nel corso della mattinata? NO! a te, a tuo figlio e a tutti gli altri alunni, oggi, domani e dopodomani. Sarà sempre no. La lezione non sarà persa, qualcuno gli darà i fogli. La prossima volta starà più attento.
È pazzesco, non si capisce che si impara a rispettare le regole dei grandi cominciando da piccoli. Dovrebbe essere ovvio, elementare, lampante, certo. Invece sembra così tremolante e traballante.
Diciamo la verità: nella scuola, nella parrocchia, nelle società sportive e ricreative aleggia la paura dei genitori e della loro reazione. Quanto ci vuole a ritrovarsi in una shit storm (tempesta di merda) nei social? Quanto ci vuole ad essere aggrediti verbalmente o fisicamente? Quanto ci vuole ad essere minacciati di denuncia o essere denunciati davvero, per una parola, un voto o una bocciatura? Non ci vuole niente. Anche se poi si risolve bene, son sempre dolori e affanni che causano insicurezza e ansie. Ma chi me lo ha fatto fare?
La prossima volta ci penserò bene a fare quel che è giusto. A rischiare la pelle per educare i figli degli altri. A perdere cause nei tribunali, dopo aver perso credibilità, sonno, soldi, certezze.

Che futuro può avere una società i cui insegnanti ed educatori hanno paura delle reazioni dei genitori? Il futuro ora come ora non sembra essere roseo, sembra che non sappiamo che pesci pigliare. È certamente difficile trovare voci positive in questo marasma quotidiano di notizie stremente. Tuttavia ci sono insegnanti, educatori che non si fanno intimidire. Ci dicono le cose come stanno e ci danno indicazioni sulla strada da percorrere. Addirittura anche in Sardegna sono state aperte delle scuole educative per adulti, tra l’altro molto seguite.

Se vogliamo, il futuro non è così fosco come sembra.
Animo, genitori, insegnanti, educatori, adulti, non tutto è perduto!





Primi giorni del 2023

Photo by Engin Akyurt on Pexels.com

Innanzitutto mi auguro che sia un bel 2023. Vorrei più allegria e salute per tutti e vorrei che la situazione a livello mondiale e sociale fosse più serena, più improntata al ben essere. Dalle cronache quotidiane su capisce che c’è tanta gente che sta male, soprattutto a livello psicologico.
Quello che salta in mente in un attimo si fa, senza pensare alle conseguenze terribili e devastanti. Una semplice discussione finisce in tragedia. Sembra che siano saltati molti filtri e che non si abbia più pazienza. Tutti vogliamo essere in qualche modo risarciti a discapito degli altri per questi anni duri.

Però vedo anche che si sta cercando di ripartire e ricostruire una socialità più pacifica e tollerante. Sono piccoli segnali di qualcosa che si muove e fa ben sperare.

Per quel che mi riguarda lentamente, molto lentamente, sto riprendendo vigore e forza. Ho ancora tosse e naso chiuso, ma riesco a fare anche una bella passeggiata. Senza sforzarmi troppo, giusto per far capire alle gambe che posso camminare e che il ginocchio può farcela.

Mio marito sta meglio, lavora a casa, ma è ancora positivo e quindi siamo ancora limitati nella socialità.
Pian piano sto sbrigando le incombenze arretrate. Ieri ho fatto pulire l’auto e devo dire che è stato bellissimo ritrovarla linda e profumata. Troppo profumata, ho lasciato il finestrino aperto due cm per tutta la notte, ma so che ci vorranno alcuni giorni affinché scompaia quell’odore dolciastro e alquanto fastidioso.
Oggi sarà la volta del tagliando, la spia dell’olio si è accesa e non vorrei che succedesse il patatrac.

Mi sono quasi rimessa in pari con il bucato ed è un sollievo non vedere più i cestini pieni di “lo laverò con calma”.

Ho messo a posto il ripiano della scrivania, urge comprare una nuova e più capiente libreria. Aspetto che mio marito possa uscire per andare a vedere qualcosa.

I libri e le guide scolastiche mi guardano, non potrò procrastinare a lungo. Devo assolutamente sedermi e mettere nero su bianco il piano di lavoro di gennaio, che sarà un mese lunghissimo e infinito.

Sto anche organizzando un weekend in una città del continente per le feste di Carnevale. Ho ritrovato con gioia la voglia di pensare e organizzare qualcosa che vada oltre le visite mediche e la solita routine.

15 anni. Nozze di Cristallo

Photo by Sunsetoned on Pexels.com

Siamo arrivati a 15 anni di matrimonio. Sono le nozze di cristallo, un materiale bello, prezioso e scintillante. Apparentemente delicatissimo, ma molto più resistente di quello che si pensa comunemente. Ci siamo sposati l’8 dicembre perché volevamo festeggiare sempre il nostro anniversario. Di solito andiamo a messa a Cagliari e poi andiamo a pranzo in uno dei tanti ristoranti di Cagliari.
Abbiamo sempre rispettato la tradizione, anche durante la pandemia, le restrizioni iniziavano sempre i giorni successivi.
Quest’anno Marito non stava bene per via di un terribile raffreddore e quindi siamo rimasti a casa. Abbiamo però rispettato le nostre tradizioni. Il 7 sera Marito tira fuori l’album del matrimonio e lo poggia sul tavolino del soggiorno.
Lo sfogliamo assieme: quanto siamo stati felici quel giorno! E le risate? Abbiamo iniziato a Messa ed è stato così per tutto il giorno. È stata una giornata perfetta, tutto è andato bene. Gli invitati erano felici e soddisfatti. Abbiamo ballato e scherzato fino alla fine.Tutti si ricordano il nostro matrimonio, chi per gli addobbi della chiesa, chi per il menù, chi per i canti e le risate.
Volevamo una festa con amici e parenti e festa è stata. Indimenticabile.

15 anni. Sono accadute tante cose, brutte e belle, ma noi siamo ancora qui. Insieme. Non sono arrivati i figli che avremmo voluto e che per alcuni anni abbiamo intensamente cercato. 10 anni fa un puntino ci ha illuso e deluso. È stato atroce e triste. Pian piano ce ne siamo fatti una ragione e detto basta con le ricerche e le cure. Magari avremmo avuto un figlio e noi saremmo cambiati, perdendoci.
Non abbiamo oltrepassato quella linea.
Siamo qui, insieme. È quello che conta. 15 anni, nozze di scintillante cristallo.