Siamo sempre qui

Siamo sempre qui. Così ho detto a mia zia nella sala mortuaria dell’ospedale dove piangevamo il marito di mia cugina. Morto di un cancro nei giorni scorsi. Il tempo di scoprire che era malato e già lo stavamo seppellendo. 60 anni.

Non ci posso ancora credere. Il mese scorso è venuto a casa per farci dei lavori. Era stato all’ospedale la settimana precedente per accertamenti ed era un po’ pallido e affaticato. Ma non pensavamo fosse così grave. Abbiamo riso, scherzato, progettato alcuni lavori da fare in primavera. Invece lo abbiamo accompagnato nel suo ultimo viaggio. C’era un’atmosfera irreale. Eravamo lì straniti, quasi a chiederci, diamine ci facciamo qui?

Quella strada, verso il cimitero,  purtroppo la conosciamo troppo bene, non la possiamo certo dimenticare, ogni due per tre, ci si ritrova lì. In questi ultimi anni l’abbiamo percorsa troppe volte.

Molti  amici e parenti sono andati via. Mi mancano tutti.

Per tutto quello di bello che mi hanno dato li tengo sempre presenti e sorrido al ricordo di quello che hanno detto o fatto.

Grazie per il vostro esempio. A si biri in su cielu

Che c’è di nuovo

Di nuovo non c’è niente. E’ la solita vita che va avanti, la scuola, le colleghe, i bambini, i registri, le riunioni, la casa, Mylove, gli amici, le messe, i genitori, mia sorella e i nipoti, gennaio e il freddo che è arrivato, le mie letture, le bollette.

Davvero non c’è niente di nuovo. Sono  solo io che sto bene. Sono felice. Appagata. Apprezzata per quello che sono e quello che penso. Per la disponibilità e la coerenza. Per la sincerità e l’ottimismo. Perché quando è no, è no.  Prima vengo io e i miei tempi. Non succede nulla se dico di no o rimando. E’ straordinario: nessuno si lamenta, si fidano, aspettano. Il mondo va avanti lo stesso se non si fa o si rimanda qualcosa.

Non faccio nessuno sforzo. E’ questa la novità. Ed è bellissimo

 

Quo vado? di Checco Zalone_ Arrisu cun craxiolu

IMG_1359Questo week end siamo stati due di quelle migliaia di persone che sono andate al cinema per vedere il film Quo vado? di Checco Zalone.  A me il film è piaciuto, è divertente, alcune scene mi hanno fatto scappare delle sane risate a squarciagola, ma per la  parte del tempo ho avuto un sorriso amaro,  quello che in sardo viene detto arrisu cun craxiolu (risata con la crosta)  

Mentre le scene scorrono,  si ha davanti l’Italia con i suoi grandi difetti e i pregi. Ci vengono spiattellati il  pensiero morale, politico, ma soprattutto sociale degli Italiani. Un modo di fare e di agire che ci hanno condotti ad avere una nazione come la nostra. Con grandi capacità, ma potrebbe fare di più, come noi insegnanti diciamo ai genitori di certi ragazzini.

Siamo una società in cui i padri dicono – dicevano?- ai figli di fare il meno possibile e di sfruttare senza ritegno lo Stato. In cui le madri servono e riveriscono i figli, soprattutto quelli maschi. Una società in cui le donne sono le eterne fidanzate, che si fanno dire di tutto. In cui i politici sono quelli più furbi di tutti, ma sono il prodotto estremo delle nostre furberie.

Una nazione così non ha futuro, non si salva da sola, ha bisogno del confronto degli stranieri, che mettono a nudo le nostre piccinerie. Stranieri che comunque  amano il meglio di noi e ce lo fanno tirar fuori.

Nonostante il riso amaro sono uscita dalla sala speranzosa. C’è tanto da fare, ma ce la possiamo fare.

Buon lunedì