Bella ciao

Anpi-2

Già dallo scorso anno ho insegnato la canzone “Bella Ciao” ai miei alunni che la cantano a squarciagola e mi chiedono sempre di cantarla. Un giorno, mentre cantavamo, si è avvicinata una bambina:

– Ha detto mio padre che lui conosce “Faccetta nera“.

– Digli che la conosco anche io.

E ho insegnato tutte le cinque strofe dell’Inno d’Italia.

Buon 25 aprile!

Ciao Maestra Ross

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Alcuni giorni prima della Settimana Santa se n’è andata Maestra Ross, avevo accennato di lei in qualche vecchio post. Era una maestra che faceva parte della  nostra scuola dagli inizi degli anni 80,  e ha avuto stuoli di bambini del mio paese. Io l’ho conosciuta agli inizi della mia carriera scolastica, quando ero tirocinante e poi baby insegnante. Maestra Ross, insieme alle altre maestre presenti da quel periodo, era un’istituzione per i suoi alunni, che l’hanno ricordata con vividezza, per i genitori e per noi colleghe.

Maestra Ross si dedicava ai suoi alunni con passione, preferiva gli ultimi, i bravi, e i mediani, cioè tutti. Però si dovevano impegnare a migliorarsi. Tutti ce la potevano fare. Anche con le colleghe preferiva quelle che si davano da fare, e si adoperava ad aiutarti con consigli o addirittura andando al di là delle norme, mettendo il cuore prima di tutto. Odiava i lavativi, che disprezzava, e non considerava minimamente.

A primo impatto sembrava una persona severa e rigida, invece frequentandola si scopriva una persona dal cuore d’oro. Non si apriva facilmente, tanto è vero che  solo da pochi giorni anche la sua collega più fidata ha scoperto alcuni aspetti dolorosi della sua vita che aveva tenuto ben celati a tutti.

Nonostante fossimo colleghe da tantissimi anni, per molto tempo non avevamo avuto  avuto occasione di insegnare nella stessa classe, poi quasi inaspettatamente capitò l’occasione e non me lasciai fuggire. Agli inizi per lei ero sempre la sua baby insegnante, da proteggere e consigliare ma, dopo un equivoco subito chiarito, divenni ai suoi occhi adulta. Sono stati tre anni bellissimi e indimenticabili. Il coronamento di una lunga relazione professionale.

Maestra Ross avrebbe finito la sua carriera con quella classe, aveva l’età e requisiti, ma la legge Fornero la bloccò a scuola e, seppur con iniziale comprensibile malumore, iniziò l’anno scolastico con una classe prima molto numerosa. Ancora una volta si rimboccò le maniche ed entrò nel cuore di quei bimbetti e delle loro famiglie. Non eravamo più colleghe di classe, però quando ci incrociavamo negli anditi ci aggiornavamo reciprocamente. Per me sarebbe stato l’ultimo anno come insegnante specialista di lingua straniera e non vedevo l’ora che finisse quest’esperienza per cominciare la nuova avventura. Quell’anno per una banale caduta rimasi assente da scuola due mesi, mentre io tornavo dalla malattia lei si ammalò, e iniziò a mancare. Lei era sempre venuta anche quando stava male! Tuttavia non ce la faceva a viaggiare e reggere tutto il carico dell’insegnamento. Agli inizi si pensò a qualcosa di banale, poi a qualcosa di serio, molto serio. Invece era qualcosa di gravissimo. La diagnosi era terribile. Un giorno per una riunione eravamo divise in vari gruppi, Maestra Ross telefonò a Collega fidata e in un attimo a scuola calò una cappa di tristezza e pianto. Piansi molto quel giorno, non riuscivo a smettere. Il mio pianto sorprendeva e faceva piangere tutti. Quel giorno consumai tutte le lacrime e per due anni non ho pianto più. Avevo da fare: cercare cure e medici sparsi nel mondo, telefonarle, andare a trovarla o mandarle i limoni super biologici.

Iniziò l’estate,  avevo avuto il trasferimento di cattedra e il preside mi propose di insegnare matematica, iniziai a studiare come una matta per prepararmi e intanto mi tenevo sempre in contatto con Maestra Ross. Agli inizi rispondeva bene alle cure il tumore si rimpiccioliva e lei stava se non bene, benino. Avevamo la speranza che potesse  sconfiggerlo o almeno potesse vivere a lungo.

Intanto con una mossa spiazzante il preside a settembre decise di darmi la cattedra di Maestra Ross, dovevo sostituirla. Mi chiese cosa ne pensassi. Sprofondai nella poltrona della presidenza mentre le vicepresidi guardavano la mia reazione. Cercavo di aprire la bocca e di collegare il cervello, ma era sottovuoto. Il preside mi parlava da un metro e sembrava che la sua voce arrivasse dall’altra parte del mondo. Pian piano mi ripresi e dissi solo sì. Uscii dalla presidenza, chi aveva sostituito il pavimento con materassi ad acqua? Andai in giardino e subito le telefonai, anche lei rimase senza fiato. Poi chiamai la mia nuova collega e pure lei era sbalordita. Ma entrambe avevano fiducia in me.

Ma io mi sentivo un carico enorme sulle spalle. Dovevo preparare tante materie nuove, ereditavo una classe con dei genitori che avevano un alto livello culturale, era una classe numerosa, era la classe di  Maestra Ross e Maestra Ross stava male. Sarei stata all’altezza di tutto questo carico emotivo? Non dormii per mesi, non facevo altro che prepararmi e correggere quaderni, ostentavo sicurezza, ma dentro tremavo ed ero impaurita. Lei però mi incoraggiava e mi parlava dei bambini e delle loro famiglie. Alla fine seguendo i suoi consigli e mettendoci tutto quello che avevo riuscii e venirne a capo. Entrai nel cuore dei bambini e dei loro genitori e mi rilassai un po’. Ripresi a dormire e l’anno finì.

Maestra Ross un giorno di giugno venne a scuola a salutare i bambini e le famiglie e a festeggiare il pensionamento. Passò l’estate tra alti e bassi, poi i bassi divennero più degli alti e a dicembre la situazione precipitò, ma non si diede per vinta. Ancora una volta tirò fuori anche l’energia che non aveva e superò quel terribile momento. Ma ormai era chiaro, il filo era diventato troppo corto.

Un giorno di marzo mentre andavo a scuola la chat sembrò impazzire, Maestra Ross se n’era andata.  Anche se eravamo coscienti che quel momento sarebbe arrivato presto, non eravamo pronte. Accolsi i bambini con il solito sorriso quotidiano, richiamai indietro due mamme e comunicai la notizia. Ai bambini glielo avrei detto io, non potevo certo trascorrere la mattinata facendo finta di niente. Così mi trovai a consolare quei bimbetti che singhiozzavano disperatamente. Asciugavo le loro lacrime mentre io versavo le mie . Poi iniziarono a scrivere e a disegnare le cose più belle che ricordavano e quello che speravano per lei.

Quanti bei disegni colorati! Quanto amore hai trasmesso!

Per un misterioso disegno sono diventata la custode di questa preziosa eredità.

Ciao, Maestra Ross.  Abbi cura di noi.

 

 

 

Buona Pasqua

Alberto-di-uova-di-Pasqua
tecnocino.it

Cari amici e amiche,

desidero e auguro che sappiate sperare l’insperabile:

la morte non sarà l’ultima parola su ciascuno di noi

perché ciò che abbiamo vissuto nell’amore non può finire in nulla.

La tomba vuota di Gesù è fondamento di questa nostra speranza.

Enzo Bianchi