Libera una ricetta. Risotto carciofi e bottarga

Stamane ho scoperto che una persona che conosco legge uno dei miei blog preferiti. Non dico quale altrimenti mi sgammano subito e addio Vita di Speranza. Ho già ribadito più volte che il mio anonimato è sacro. Però ora non è che mi rintano e non scrivo più, vorrà dire che starò più attenta nel mimetizzarmi. Questa cosa poi mi gasa un pochino. E’ l’adrenalina che sale nel fare le cose quasi proibite, di nascosto. Ah ah ah. L’inverno mi sta facendo ammuffire il cervello!

Torniamo alle cose serie. Visto che è quasi ora di cena, lo so che lassù a Nord avete già iniziato la digestione, vi propongo la mia ricetta. Carciofi e bottarga. Quantità libere a seconda dei gusti.

Carciofi e bottarga
Carciofi e bottarga

Faccio rosolare in olio evo la cipolla tritata, aggiungo i cuori di carciofo puliti e affettati sottilmente. Sfumo con un po’ di brandy, io lo preferisco al vino bianco. Metto il riso, e lo faccio tostare per due-tre minuti. Verso il brodo di verdure o anche di carne. Lo rigiro ogni tanto controllando se ha bisogno di altro brodo. Quando è pronto lo dal fuoco. Faccio piovere tanta bottarga grattugiata come se non ci fosse domani, impiatto, altra pioggia, meno intensa,  di prezzemolo tritato. Aggiungo alcune fette sottili di bottarga. E buon appetito!  Ottime le versioni con il riso venere o riso rosso! Ora che ci penso è da un po’ che non lo faccio. Abbiamo finito la bottarga, che noi usiamo spesso, quasi più del parmigiano! Devo metterla in lista per la prossima spesa. Gnam!

 

Iniziativa benefica ideata da Mamma Felice in favore del Centro Astalli

Le storie sono per chi le ascolta, le ricette per chi le mangia. Questa ricetta la regalo a chi legge. Non è di mia proprietà, è solo parte della mia quotidianità: per questo la lascio liberamente andare per il web. Buon viaggio!

Maestra dentro. Le scuse

Il bambino che, come ho detto nell’ultimo post, mi aveva pesantemente insultato per iscritto perché aveva preso una nota sul diario, si è scusato. Come richiesto espressamente, mi ha dato una lettera di scuse: un foglio di quaderno a quadretti, scritto in italiano perfetto, nel quale ha ribadito più volte di aver sbagliato e di essersi pentito. Quelle cose non le pensava veramente e vorrebbe tanto tornare indietro, ma non può. Spera che io lo perdoni.

Inutile dire che ho pianto, e non posso leggerla ancora visto che ogni volta mi fa lo stesso effetto. Pure le colleghe che la leggono finiscono con gli occhi lucidi.

Siamo stati bravi, lo dobbiamo riconoscere e dire senza falsa modestia. Ho trovato il modo giusto di agire e anche la famiglia è stata in gamba. Non lo ha picchiato, ha ragionato e parlato nei giusti modi al bambino. Credo che noi adulti abbiamo dato un bell’esempio: non ci siamo fatti prendere dalla rabbia, cosa che contestavamo al bambino, e gli abbiamo fatto capire che la rabbia è un sentimento e non si decidere cosa provare nel cuore quando ci capitano le cose, però possiamo fermarci e decidere come reagire. Siamo esserei umani, non bestie.

Sono contenta, veramente. E’ stato un bel momento di Grande Educazione. Lo terrò sempre in serbo. Ora tocca a me scrivergli che le sue scuse sono state accettate e che sono fiera di lui.

Maestra dentro. Fino in fondo

E’ venerdì sera, piove e tira vento. Siamo in pieno inverno, e io non sopporto l’inverno. Avrei bisogno di vedere il mare e splendere il  sole. Anche se invernale, anche se il freddo fa diventare il naso rosso. Ne ho bisogno. Tanto. Ho bisogno di dar aria ai miei pensieri. Ho pensato troppo, ho dovuto trovare le parole giuste: addolorate, ma inflessibili, perdonare si potrà, attingendo a tutte le mie risorse umane e professionali, che sono ingenti, ma ci vorrà ancora del tempo. La ferita si rimarginerà, rimarrà una cicatrice che sbiadirà col tempo, forse scomparirà, ma so già che rimarrà il segno in un angolo del mio io.

Succede sempre quando si rientra dalle vacanze che ci mettiamo un po’ a carburare. I bambini hanno quasi sempre bisogno di essere scossi e richiamati al loro dovere quotidiano. Io odio mettere le note sul diario personale: mi fanno perdere un sacco di tempo, il giorno dopo vengono tirate fuori delle scuse incredibili, io poi me le dimentico e sono costretta a scrivere sul calendario i nomi dei bambini a cui devo controllare le note! Le metto solo quando vedo che la situazione di gnorraggine del singolo perdura oppure se la maggior parte ha la paraculite acuta. Questa è la situazione peggiore perché una volta che inizio a scrivere non mi ferma più nessuno e ci passano tutti, anche quelli che non hanno preso mai una nota! Non voglio che mi venga detto che non sono giusta! Chi c’è c’è. Non mi fanno commuovere le lacrime di coccodrillo, anzi mi fanno proprio girare l’anima. Ai  “ma io ho studiato” rispondo sempre: “non abbastanza da essere sufficiente!”, ai “non ho capito l’esercizio” è sempre pronto: “non offendere la tua intelligenza e pure la mia!” Insomma non c’è proprio scampo. Questo metodo è infallibile e i ragazzi si mettono in riga, la volta successiva sono tutti prontissimi e pure soddisfatti delle loro performance! Disgraziati, mi fate fare la figura della strega! Per gli irriducibili, purtroppo non c’è speranza. Mi rassegno e so che non otterrò niente, ma quelli sono già sfortunati non avendo dietro una famiglia educativamente valida.

Questa settimana era partita così con una quinta e a seguire a metà settimana con un’altra quinta. Ho perso un sacco di tempo a scrivere note e a spiegare e a non ridere in faccia a quelli che se la tentavano: “ma la devo far firmare?” ” No, sai mi sono solo esercitata un po’, che non ti venga in mente di mancare e di dire che hai dimenticato il diario a casa perché ho i tuoi numeri di telefono fino alla quinta generazione di zie!” Insomma normale amministrazione, e, anche se la maggior parte era abbacchiata e preoccupata per le conseguenze, abbiamo ripreso serenamente la lezione. All’uscita ad un bambino ignoto è caduto un foglio, che sfortunatamente ho raccolto proprio io, nel quale con ordine e in stampatello, senza un errore di ortografia c’erano scritte una serie di offese e parolacce  indirizzate a Mrs Speranza Speranziamo. Cioè io. Con l’aiuto delle colleghe abbiamo individuato il possibile colpevole, e l’indomani, con una piccola indagine portata avanti senza clamori, interrogando i testimoni del misfatto e  appurato il tentativo di trovar complici, ho accerchiato lo sventurato. Il quale, nonostante avesse visto che avevo raccolto il biglietto, per un po’ ha cercato di mentire con la scusa che non c’era l’autografo e chiunque poteva aver disegnato le bare! Il poveretto dopo due urlate è crollato.

Con il preside, avvisato in prima mattinata, avevamo concordato che avrei gestito tutta la faccenda e chiamato la famiglia. Dopo due minuti la mamma era a scuola e mentre leggeva le parole scritte dal figlio si è accartocciata sulla sedia e meno male che avevo avuto l’intuizione di parlarle prima da sola, altrimenti lo avrebbe picchiato seduta stante davanti a me. Le ho raccontato tutto quel che è successo ad ogni mia parola la vergogna e la mortificazione aumentava. Ho chiamato il bambino e gli ho parlato nuovamente davanti alla mamma. L’ho trattato da adulto, perché facendo una cosa del genere si era comportato come un adulto e come tale doveva sentire tutto il peso di quello che aveva fatto.

“Mi hai fatto molto male e in questo momento non so come ne usciremo fuori, perché anche se tu mi chiedi scusa non è che dopo tutto torna subito normale, avrò bisogno del mio tempo, non so quanto e visto che tu sei così bravo a scrivere desidero ricevere una bella  lunga lettera lunga di scuse da parte tua. Senza contare che stai facendo soffrire un sacco di persone.  Tu adesso sei preoccupato per le conseguenze a casa, ma sperimenterai che più passa il tempo più sarai dispiaciuto e più ti vergognerai di quello che hai fatto. Purtroppo ogni nostra azione ha una conseguenza e prima di fare determinate cose bisogna stare molto attenti  e pensarci due volte.  Devi imparare a non farti prendere dalla rabbia. A nessuno piace essere sgridato ed essere rimproverato, ma a volte dobbiamo accettare la correzione. Così cresciamo ed impariamo. La cosa più importante, ti sembrerà strano, non sono le materie e  i voti, ma lo stare assieme e imparare a rispettare i compagni e gli insegnanti.  Vedi, io amo il mio lavoro e ci tengo a svolgerlo bene, anche oggi che tu mi hai ferito profondamente io sono maestra fino in fondo, sono talmente maestra dentro, che non m’interessa che tu sia punito, ci penseranno i tuoi genitori,  voglio solo che tu ti renda conto di quello che hai fatto e che non ti capiti più di trovarti in simili situazioni.”

Questa storia mi ha scosso profondamente, dopo che la mamma è andata via ho sentito tutta la stanchezza del mondo e quasi non riuscivo a camminare. Sarei voluta scappare a casa e infilarmi nel letto, invece ho portato avanti le mie lezioni. Non ho dormito bene per due notti. Spero che presto torni il sereno sul nel cielo e nella mia anima ferita.