1 luglio 2022. Tirare una linea

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Oggi è 1 luglio 2022. La prima cosa che ho fatto oggi appena alzata è quella di girare i fogli dei tre calendari che sono presenti a casa. Cambiando il mese ho tirato una linea sull’anno scolastico appena trascorso. È finito e non me lo devo portare più appresso. La cosa più importante è che il prossimo anno non lavorerò più con la collega che mi ha fatto impazzire per due anni. Una collega con cui non ho mai collaborato veramente, che si è sempre tirata indietro e che mi ha lasciato sempre da sola a prendere le decisioni importanti, perché a me “piaceva comandare”.

Una collega che chiamavo o messaggiavo e non rispondeva. Una collega piena di bugie e nascondenti. Una collega che alzava la voce e diceva che l’aggredivo io.
Una collega egoista, poco empatica che non ha capito le mie difficoltà ad inizio d’anno e che poi ha detto “perché non me lo hai detto che stavi così male”. Oh, bellixedda, te l’ho detto più volte ma non mi hai mai ascoltato.
Una collega così disorganizzata che durante la sua lezione cambiava argomento quando i bambini non capivano e le facevano domande a cui non sapeva rispondere.

Mi stava uccidendo a poco a poco e non sapevo come uscirne fuori. Fino a che a febbraio, quando non c’erano i bambini, c’è stato l’ultimo scontro feroce, che ha fatto correre bidelli e colleghe. Sono uscita dall’aula e ho incrociato la responsabile del plesso e ho pronunciato parole inequivocabili “o lei o me, il prossimo anno non voglio lavorare con lei, non la voglio vedere neanche dipinta”. Ero disposta a cambiare classe o trasferirmi fuori paese.

Da quel momento in poi ho tirato per la mia strada, ho evitato ogni possibile scontro, io facevo il mio e lei il suo. Per lo stretto necessario, sono stata gentile e collaborativa, per il bene dei bambini, che non meritavano di vivere a scuola un clima tossico, visto che già il corona virus li ha messi alla prova più volte.
Ho messo al corrente la dirigenza che avrei finito le lezioni senza ulteriori discussioni, ma che avrei chiesto un cambiamento per il prossimo anno.
Ho dovuto fare una richiesta scritta, così pochi giorni fa c’è stato un incontro in presidenza tra me, la collega e le responsabili della scuola.
Avrei dovuto parlare io per spiegarmi e invece ho assistito a un monologo di una cattiveria e un infantilismo incredibile. Ho mantenuto la calma e ho detto pochissime parole: non posso più lavorare con te, a costo di cambiare classe o paese.

E così sarà. Solo a settembre saprò chi sarà la mia futura collega, sicuramente terrò la classe e sarà lei a cambiare paese.

Non è stato facile gestire una situazione del genere e uscirne bene. Mi hanno aiutato le altre colleghe, la responsabile del plesso e il dirigente che, memore delle cretinate commesse in situazioni simili negli anni scorsi, ha ascoltato il mio grido disperato e lo ha accolto.

Ringrazio mio marito e la mia famiglia che mi sono stati vicini, sopportandomi e dandomi consigli.

Ringrazio me stessa per aver capito che stavo affondando e che salvarmi avevo bisogno di aiuto. Non era il caso di far finta di niente. La situazione non sarebbe migliorata e non dipendeva da me o la mia buona volontà. Ho avuto il coraggio di dirle in faccia quello che pensavo e che non potevo lavorare più con lei. Mi complimento con me stessa per il sangue freddo e la calma.

Mi è costato molto, ma dopo l’incontro mi sono concessa del tempo per metabolizzare il tutto. Ogni giorno va meglio ed è arrivato il momento di tracciare una linea netta, di chiudere la questione e di godermi le ferie.

Benvenuta estate

Il lunedì di Speranza #6

Starò a casa in convalescenza alcuni giorni ancora. Sto molto meglio, ma le forze sono quel che sono. Ho dei cali fisici che mi portano a sdraiarmi dopo piccoli sforzi. Non sono assolutamente in grado di affrontare tutto il carico di lavoro scolastico; ma è soprattutto quello extrascolatico quello che mi spaventa: ore e ore a correggere e preparare le lezioni. I bambini meritano un’insegnante in forma. Ho fatto di tutto perché potessi rientrare oggi, ci ho creduto fino a ieri mattina, ma poi ho dovuto arrendermi all’evidenza. Rientrando avrei compromesso la guarigione definitiva e magari mi sarei buscata l’influenza, che è là che mi aspetta. Pazienza, ne approfitto per scrivere un po’ di post, per leggere e guardare la tv.

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A proposito di tv, ieri ho visto Tom Hanks e Meryl Streep a Che Tempo che fa. I due attori sono in Italia per promuovere il loro ultimo film The Post. E’ stata un’ora bellissima per il clima di familiarità e gioia che bucava i teleschermi e arrivava fino al divano di casa mia. Mi sono piaciuti molto entrambi, per la sincerità dei loro discorsi e le emozioni genuine.  Son sembrate persone normali che fanno un lavoro bellissimo e sono consapevoli di questo. Lavorano seriamente per essere quello che sono, ottengono tanto ma rimangono umili. Anche perché non sempre mietono quello che seminano.“Non ci si abitua mai a vincere qualcosa. Io mi sono dovuta abituare a perdere. Sono l’attrice che ha perso più Oscar in assoluto”. Noi pensiamo a quello che ha avuto, e lei, come tutti, pensa a quello che ha perso. Sono rimasta incantata nel vedere lo stupore che provavano nel sentire le loro voci italiane,  e hanno ringraziato i doppiatori. Gli americani amano sentire parlare l’italiano, dicono che è una lingua musicale.

Mi ha fatto piacere che abbiano accettato con trasparente felicità e gratitudine i regali pensati da Fabio Fazio: per la collezione di  Tom Hanks un modellino della Fiat 126, auto che adora,  e un macchina da scrivere Olivetti . E la Streep a tal proposito ricorda la mamma: “Mia madre mia ha detto di non imparare a usare la macchina da scrivere per non diventare la segretaria di nessuno. Diventerai il capo.” Avrei voluto abbracciare la mamma della Streep.  Noi siamo quel che siamo anche perché in nostri genitori sono stati quel che sono stati.

Ma secondo me la trasmissione ha raggiunto il massimo del pathos quando  a Meryl Streep è stata regalata una fotografia autografata da Anna Magnani, donata da suo figlio dell’attrice romana. Si è commossa fino alle lacrime ringraziando in italiano. “Anna Magnani era fantastica, in ogni cosa che faceva metteva un impegno assoluto. Scoppiava di impegno“.

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Stamani ripensavo alla trasmissione di ieri e alle polemiche dei mesi scorsi sull’ingaggio di Fabio Fazio. Pensavo a quanto lavoro ci deve essere stato, a quante interviste e articoli devono aver letto gli autori della trasmissione per scoprire aneddoti apparentemente insignificanti sulla vita di questi due mostri sacri della recitazione.

E’ mia abitudine divertirmi  a seguire le trasmissioni anche su twitter,  talvolta interagisco e commento, molti criticavano lo stile dell’intervista di Fazio, ma credo che se ieri questi due Grandi si sono aperti e si sono rivelati per quel che sono,  è anche per la preparazione e lo stile dell’intervistatore.

Mi è dispiaciuto che non sia riuscito ad arrivare in trasmissione Steven Spielberg, regista del film, chissà quali sorprese ci avrebbe regalato ancora la trasmissione. Spero sia un appuntamento solo rinviato.

Comunque il film andrò a vederlo al cinema perché come ha detto Hanks è bello uscire di casa e vedere i film a fianco di persone sconosciute e scoprire che le tue reazioni sono le stesse di tante altre persone. Perché come titolava un famoso libro di alcuni anni fa: Nessun uomo è un’isola.