
Martedì sono tornata a scuola. No, non con i bambini. Magari! Noi insegnanti siamo tornate per sistemare le aule. La maggior parte delle colleghe aveva già iniziato le operazioni lunedì, per cui la scuola aveva già ripreso in parte le sue sembianze.
Non era come a fine marzo, quando sono andata a scuola a recuperare i tablet e i computer da distribuire agli alunni e alle colleghe. A marzo la giornata grigia e fredda. Insieme alla bidella, camminavamo negli anditi che erano senz’anima. Non era la mia scuola, quella che conosco da 25 anni. Anche l’odore era diverso. Si sentiva un odore acre di disinfettante, un prodotto che non era mai stato usato prima. Avevo pensato di affacciarmi alla mia aula, ma all’ultimo momento non avevo avuto coraggio. Così ero andata via attraversando il cortile pieno di foglie e di tristezza.
Tante volte sono tornata nei paraggi della scuola chiusa e tutte le volte ho buttato l’occhio oltre la cancellata per annotare lo sbocciare dei fiori delle aiuole e l’erba infestante che, libera, occupava spari mai assegnati. Un giorno avevo avuto la sorpresa di trovare il prato rasato, ho fatto una foto e l’ho condivisa nel gruppo delle maestre. Tutte hanno visto l’erba infestante sul cemento. Nessuna ha notato il prato rasato.
Martedì, ho trovato le bidelle intente a buttare secchi d’acqua nel cortile, con energici movimenti lavavano le scale esterne e l’ingresso. Osservare quella vitalità mi ha riportato indietro nel tempo a quando queste scene erano talmente normali che neanche ci badavo. Guardarle metteva allegria. Era lei, la mia scuola. Le porte e le finestre erano tutte aperte e si sentiva un odore di pulito.
Dopo tanti mesi sono tornata nella mia aula. L’ho osservata ben bene, di lì a poco avremmo iniziato a togliere i cartelloni dai muri, restituito il materiale preso in prestito e creato piccole montagne di libri sui banchi con su scritto il nome di ciascun alunno.
Lentamente mettevamo a posto libri e quaderni, leggevamo bigliettini che ci erano sfuggiti durante le lezioni, ridevamo o facevamo finta di arrabbiarci scoprendo quanto erano distratti i nostri alunni durante le spiegazioni o correzioni. Mettevamo a posto i libri, ma in realtà mettevamo a posto cinque anni di vita.
I bambini ed io avevamo lasciato la scuola piangendo, consapevoli che non ci saremmo visti per un lungo periodo e che la nostra vita sarebbe stata stravolta. Tutti, me compresa, eravamo convinti che avremmo finito l’anno scolastico in classe, almeno due o tre settimane. Invece è andata come andata.
Le lezioni sono terminate, gli scrutini sono stati pubblicati. Ma non è finita qui, questa settimana ci vedremo tutti insieme, insegnanti, alunni e genitori. Stiamo tutti contando le ore che ci separano da questo primo e ultimo incontro.