Bentornato Sir Claudio. Forza Cagliari! Fortza Casteddu!

Ho già avuto modo di scrivere che sono un’appassionata di calcio. Ho seguito anche l’ultimo mondiale. La finale è stata elettrizzante, fino all’ultimo non si sapeva chi si portava la coppa a casa. Come la maggior parte degli Italiani tifavo per l’Argentina, che alla fine ha vinto ai rigori contro la Francia che si è accontentata del secondo posto. Speriamo che ai prossimi mondiali americani si possa vedere l’Italia in finale. Non dimenticheremo i due mondiali mancati, ma sarebbe certo un bel risarcimento!

Intanto prima di Natale è successo qualcosa di bello per la mia squadra del cuore che è il Cagliari. N È stato cambiato l’allenatore, che di per sé per noi tifosi cagliaritani non è certo una novità. Ogni anno in panchina succede un avvicendamento, la programmazione fatta in estate salta e si cerca di salvare il salvabile, che è rimanere in serie A. La maggior parte delle volte va bene, ma lo scorso anno è andata male per cui quest’anno si gioca in B. Non dico il trauma di vedere la classifica di serie A senza il Cagliari. Sul mio amore per la squadra del Cagliari avevo già scritto un post che trovate qui

Ma la cosa peggiore è stato vedere il gioco della squadra. Senza verve, con mille passaggi all’indietro al portiere, molti anche sbagliati. Così si finiva dritti in C. Il malumore tra i tifosi era incontenibile. Insulti pesanti rivolti a tutti. Soprattutto al presidente ritenuto incompetente e soprattutto milanese interista. Questa credo sia la sua colpa originale, come il peccato. Il suo essere milanese interista per molti cozza con il moto del Cagliari “Una terra, un popolo una squadra”.

È riconosciuto da tutti che il Cagliari non è una squadra qualsiasi, chi viene a Cagliari deve avere un qualcosa in più: deve avere la sua sardità che viene tramandata ai nuovi dagli anziani, che hanno l’aurea di saggi. La sardità si acquisisce con l’impegno e con il rispetto dei valori rossoblu. Oltremodo la sardità acquisita è riconosciuta e rispettata da tutti.

Con il presidente del Cagliari, nonostante gli sforzi il quid non è mai scattato. Non gli viene riconosciuta alcuna sardità. Giulini vattene, è stato scritto e detto miliardi di volte, è stato insultato dai tifosi e umiliato in diretta tv con cori che mi hanno fatto stare male per lui. Così per tante partite da molti anni, sia in casa che in trasferta. Un incubo!

Né io e né mio marito siamo così negativi verso il presidente, riconosciamo però che qualcosa non va a livello dirigenziale e che sono stati fatti troppi errori, anche molto dolorosi e costosi. C’è qualcosa che mina la serenità e provoca questa depressione generalizzata che porta a sconfitte inspiegabili.

Pure io, che ho vissuto l’onta della retrocessione in C negli anni 80 e che quindi ne ho viste di cotte e di crude, ho perso la pazienza. Parecchie volte quest’anno dopo l’ennesima debacle ho detto a mio marito che non avrei più visto una partita del Cagliari. Poi puntualmente gli chiedevo di sintonizzare la tv per l’ennesima sofferenza da tifosa. Alla fine della penultima partita ero in preda allo sconforto, ed ero convinta che l’allenatore era da sostituire. Ma con chi?

Non ci vuole uno qualsiasi, ci vuole uno che porti entusiasmo, voglia di fare. Uno il cui nome ti faccia brillare gli occhi. Un sardo dentro. Ci vorrebbe Ranieri. Ah, se fosse libero! Era libero. Ah, se Giulini lo chiamasse. Si sono incontrati. Ah, se accettasse. Ha accettato prima di Natale.

Siamo tutti felicissimi. Con Ranieri ci amiamo da quando arrivò e riportò la squadra in A dalla serie C. Ranieri ci ama, lo ha sempre detto, anche quando vinse il campionato in Inghilterra. Ha sempre detto che sarebbe tornato. Così Martedì è sbarcato all’aeroporto di Cagliari con mille cuori rossoblu che lo acclamavano e lo festeggiavano.

Tutto questo entusiasmo si deve trasformare in punti, è il riassunto della prima conferenza stampa. Tutti a lavoro!
Scommetto che i passaggi all’indietro saranno con il contagocce e che il giro palla sarà un lontano ricordo.

Bentornato Sir Claudio. Bentornato Mister! Che si realizzino i tuoi e i nostri sogni da tifosi.


Estate senza condizionatore

Quando lo dico in giro mi guardano increduli. A casa non abbiamo i condizionatori, abbiamo due ventilatori che quest’anno abbiamo messo in funzione cinque volte, e non perché vogliamo fare un dispetto alla Russia, o perché vogliamo fare i virtuosi. Li accendiamo quando ne sentiamo la necessità. Ad esempio il condizionatore dell’auto lo accendiamo, eccome se lo accendiamo!

Gli anni scorsi ho patito il caldo in maniera allucinante e i ventilatori erano sempre accesi, giorno e notte. Uno si era pesino fuso. Ero andata correndo a comprarne uno nuovo. Sopporto benissimo il caldo, quel che mi uccide è l’umidità. Non mi fa ragionare bene. Quest’anno c’è caldo, ma il tasso di umidità è per me ancora ragionevole.
La notte è abbastanza fresca, questi giorni è scesa a 19 gradi. Teniamo tutte le finestre aperte e, cani dei vicini permettendo, dormo serenamente.
La mattina spalanco anche le porte così da far girare l’aria, entro le alle 10 chiudo tutto e dove batte il sole abbasso le serrande. Riapro tutto attorno alle 20-21. Dipende dal caldo. Con questi piccoli accorgimenti riesco a superare Caronte, Annibale e compagnia cantante. Però abbiamo in previsione di installare i pannelli fotovoltaici e i condizionatori. Dobbiamo fare un po’ di conti.

Foto da Pixabay

Ho letto un libro: Gli ingranaggi dei ricordi di Marisa Salabelle

Alcune settimane fa ho letto il libro Gli ingranaggi dei ricordi di Marisa Salabelle, il cui blog seguo ormai da svariati anni. Ho letto anche gli altri libri dai lei pubblicati e mi sono sempre piaciuti: leggerla è una garanzia.
Leggere libri di autori che conosci sia di persona che blogger che segui è sempre un rischio: se non ti piace che dici all’autore?
Comunque dicevo che Marisa non mi ha mai deluso e anche Gli ingranaggi dei ricordi mi è piaciuto molto.

Ho scaricato l’ebook e nel leggerlo ho passato delle ore piacevoli, non riuscendo a staccarmi dalla lettura fino quando non sono arrivata alla fine del libro, cosa che ormai capita rare volte.

Nel 1943 Cagliari è stata pesantemente bombardata dagli Americani, la rasero al suolo quasi completamente. Le foto scattate in quei giorni mostrano cumuli e cumuli di macerie. Esiste un filmato in cui si vede un camioncino bianco del latte che porta in processione il simulacro di Sant’Efisio fino alla chiesa di Pula che dista circa 40 km. In quei cumuli di macerie la bella città di Cagliari è solo un’intuizione, solo pochi particolari ancora oggi rimasti intatti ci fanno capire quali strade ha attraversato il Santo.

Le vicende del libro partono da quei bombardamenti che costrinsero la maggior parte dei cagliaritani a sfollare nei paesi dell’interno, ritenuti più sicuri.
Nella vita gli avvenimenti si intrecciano, a volte comprensibilmente a volte, misteriosamente. Marisa in questo libro riesce a calibrare magistralmente fatti e vicende storiche documentate con quelle non documentate e misteriose, di cui non si sa nulla. La sua creatività e fantasia riempie quei buchi e ci regala un bel libro nel quale è facile vedere, come un film, lo scorrere della vita dei protagonisti.

Durante la lettura vediamo la famiglia di Generosa sfollata a Sanluri; attraversiamo a piedi la strada la strada statale 131, con Felice e le sue sorelle. Ne seguiamo le peripezie e ci chiediamo: davvero hanno fatto questo? Come è possibile che siano sopravvissuti a tutto ciò? Ma quanto dobbiamo essere grati a quella generazione di uomini e donne che ci hanno regalato la Sardegna e l’Italia che abbiamo ora?
Vorremmo sapere di più, del Partigiano Silvio Serra, coinvolto nell’attentato di via Rasella a Roma, quello che provocò la morte di 33 soldati tedeschi e l’eccidio dei 335 morti delle Fosse Ardeatine. Morì alcuni anni dopo all’età di 22 anni, 22 anni!, nella battaglia di Alfonsine, una delle ultime prima della Liberazione.
Vorremmo sapere di più, le ulteriori ricerche compiute dal pronipote Kevin, per la tesi di laurea, non ci danno molte notizie, ma sono quelle che già bastarono per conferirgli la Medaglia d’Oro al Valor militare alla memoria.

Nel libro ritrovo la mia Sardegna: i personaggi si muovono in luoghi che conosco molto bene e anche le loro vicende rocambolesche, mi sono familiari. Sono l’eco dei racconti dei miei genitori, nonni e zii. Testimonianza di una generazione che ha vissuto la guerra e la povertà del dopo guerra. Una gioventù che con il suo entusiasmo e la voglia di vivere ha ricostruito letteralmente l’Italia dalle sue macerie. Questa generazione se ne sta andando, ma ciò che ha fatto non deve essere dimenticato.
Gli ingranaggi dei ricordi di Marisa Salabelle ci aiuta a ricordare e essere grati a quella gioventù.