Terzo giorno

La mattina del terzo giorno a Barcellona, visto il gran caldo, ci vede diretti alla collina del Montjuïc, che in catalano significa “monte degli Ebrei”. Il nome è dovuto alla presenza di un cimitero ebraico di epoca medievale. Oggi la collina è considerata, per i suoi numerosi e freschi giardini, il polmone verde della città. Per arrivare in cima abbiamo preso la metro, la funicolare e la teleferica. Ovviamente ci sono anche mezzi più economici della teleferica, ma visto che stavo bene, ho voluto sfidare me stessa e provare l’ebbrezza di stare lassù anche senza braccialetti, dimenticati nell’alloggio. Avevo ragione: nessuna vertigine e nessun sintomo di nausea. Ero felice di stare lassù.

Prima che iniziasse il gran caldo siamo entrati al castello, che, nato come semplice torre di avvistamento, è divenuta nel 1640 una vera e propria fortificazione, che ha seguito le spesso tristi vicende della città. Infatti il Castello del Montjuïc nel corso dei secoli venne usato per imprigionare gli oppositori politici o per eseguire fucilazioni di massa. Una delle ultime fu quella del leader catalano Lluis Companysad ad opera del dittatore Franco. Per queste infelici vicende il castello fino a pochi decenni fa aveva una brutta fama. Ci credo! Ma ora dal castello, si può godere uno splendido panorama, con la città e il porto ai suoi piedi, e ciò fa dimenticare le bruttezze della sua storia.


Seppur la visita sia stata molto interessante, è sembrata alquanto lunga e spossante per il gran caldo. In principio avevamo in programma di visitare Orto Botanico, ma vista la stanchezza e la fame abbiamo deciso di tornare in centro e dopo aver mangiato un’altra insalata del Corte Inglés a Placa Catalunia, il caldo e la disidratazione non ci ha concesso niente altro, strascicando i piedi, siamo arrivati all’alloggio. Che bellezza!


Dopo alcune ore di fresco, rinfrancati dalla pausa siamo tornati alla collina del Monjuch per visitare la Fondazione Mirò, fondata dallo stesso autore originario di Barcellona. Che dire? E’ una visita che ci ha elettrizzato, soprattutto quando riconoscevamo le opere, che tante volte abbiamo visto sui libri o in tv. Davanti alle opere più strane ci siamo lanciati andare a improbabili interpretazioni. Qualche volta abbiamo pensato che l’avremmo potuto fare anche noi. Ma si sa: gli artisti rendono possibili i sogni che gli altri reputano impossibili, non si arrendono mai. L’arte che scorre nelle loro vene viene fuori a costo di patir la fame. Abbiamo visto il bozzetto del grande mosaico che sta nel pavimento della Ramba, proprio alla nostra fermata della metro. Una mattonella bianca è firmata dall’artista. Ogni volta che ci passavamo evitavamo di calpestare proprio quella mattonella e la salutavamo: Ciao Mirò, Buongiorno Mirò, Buonanotte Mirò, Addio Mirò, anzi Arrivederci Mirò.



Il terrorista che nell’agosto del 2017 falciò la folla nella Rambla venne fermato proprio all’altezza del mosaico di Mirò, poco più in là c’è una lunga scritta in varie lingue che inneggia alla pace.

Siamo stati alla Fondazione Mirò fino all’ora di chiusura e, sorpresa!, quando siamo usciti è iniziato un breve temporale estivo, di quelli che dopo che finisce c’è più caldo di prima. Così abbiamo proseguito la salita della collina e siamo arrivati allo Stadio dove si svolsero le Olimpiadi del 1982, quelle che diedero inizio alla riscossa della città e della Spagna intera. Non siamo entrati, ma la torre per le telecomunicazioni di Montjuïc, è ben visibile. Il complesso sportivo è tuttora in funzione, infatti in quei giorni c’erano i mondiali di pattinaggio.
Ad un certo punto mentre salivamo ci siamo resi conto che eravamo in prossimità di Placa Espanya, dove c’è la Fontana Magica, che non avevamo messo in conto di rivedere, ma visto che eravamo lì, abbiamo aspettato e ci siamo goduti il fresco delle fontane e i loro giochi colorati.

Stanchi, con le gambe di legno come quelle di Pinocchio, siamo andati alla caccia di un qualcosa consistente da mettere sotto i denti. Dopo due giorni di insalate abbiamo gradito un’ottima cena a base di carne arrostita alla brace al Ristorante Pura Brasa. Così abbiamo avuto le forze di prendere la metro e buttarci a letto a peso morto.
Quarto giorno

Il quarto giorno era domenica e avevamo previsto di andare alla Sagrada Famiglia e partecipare alle nove alla Messa internazionale, l’ingresso è aperto a tutti fino a che ci sono i posti. Nonostante gli sforzi per alzarci prima del solito, quando siamo arrivati alle 8,30 c’era già una lunga fila e non siamo potuti entrare, ma non perdendomi d’animo siamo andati nella chiesa della cripta, dove è sepolto Gaudì, e abbiamo partecipato alla messa in catalano. Pur non capendo tutta l’omelia ne abbiamo compreso il senso anche perché il sacerdote era molto comunicativo. Dopo di che abbiamo fatto tutto il giro esterno della Sagrada Famiglia. In biglietteria abbiamo appurato che non c’erano posti disponibili fino alla domenica successiva! Disperazione! Non potevo rinunciare a entrare dentro la Sagrada Famiglia! Riprendendo un po’ di lucidità, con il telefonino, tramite il sito visitarebarcellona.com, ho prenotato l’ingresso con la guida in italiano per il penultimo giorno. Abbiamo speso il doppio di quello che volevamo, ma non volevo tornare a casa senza entrare nella basilica, come l’80% delle persone che la vede solo dall’esterno. Esternamente è bellissima, ma quando si entra si ha la sensazione di essere avvolti dalla Gloria di Dio. Così tranquillizzata del fatto che anche stavolta sarei entrata nella basilica abbiamo cercato il ristorante dove avremmo voluto pranzare.

Visto che nei giorni precedenti avevamo mangiato verdure e carne, la domenica ci spettava il pesce! Avevo letto che nei pressi della Sagrada Familia c’era La Paradeta, un locale in cui si sceglie il pesce direttamente dal bancone. Quando siamo arrivati c’era già la fila: una comitiva di giapponesi e dei buongustai di Barcellona, che simpaticamente ci hanno fatto i complimenti per la scelta. All’inizio eravamo intimiditi dal fatto che all’inizio non sapevamo come muoverci, ma poi osservando gli altri, serviti prima di noi, abbiamo compreso il meccanismo: si sceglie il pesce che poi vien cucinato. Non c’è servizio al tavolo, quindi bisogna aspettare di essere chiamati con il numero assegnato per prendere i propri piatti. Il pesce è veramente fresco e buono. E’ stata un’esperienza insolita, ma la ripeterei volentieri anche qui!
La serata, come quella precedente, ci ha regalato un cielo grigio e un acquazzone che ha riscaldato ulteriormente l’aria. Noi incuranti di tutto abbiamo trascorso il tempo a passeggiare nel Barrio Gotico e nella Rambla. Questa è stata anche la serata della pizza nell’Antica Pizzeria da Michele, una succursale della famosa pizzeria di Napoli. Quando arrivi, ti accolgono con un bel ciao e ti parlano subito in italiano. La pizza era buona, promossa.
Nel frattempo che eravamo dentro il locale smise di piovere, così lentamente ci siamo avviati alla fermata della metropolitana per raggiungere il nostro caro lettuccio.
Di questo viaggio ne ho parlato
qui_1 Pensieri di luglio
qui_2, Diario di Viaggio Barcellona: L’organizzazione
qui_3 Diario di Viaggio Barcellona: primo e secondo giorno. Il viaggio, L’Aquarium e l’insalata a Placa Catalunya
qui_4 Diario di Viaggio Barcellona: terzo e quarto giorno. Il Castello del Montjuic, Mirò, La Messa alla Sagrada Familia e la scorpacciata di Pesce.
qui_5 Diario di Viaggio Barcellona: quinto e sesto giorno. La Pedrera, Casa Vincens, MACBA, Picasso, la Cattedrale e la Paella.
qui_6 Diario di viaggio Barcellona: settimo giorno. L’indimenticabile visita alla Sagrada Familia