Sono musulmano, ma non sono cattivo

Gira in internet il dialogo tra una maestra e un bambino di sette anni. Il bambino, dopo la strage di Charlie Hebdo, le si avvicina e le dice che è musulmano, la maestra risponde che lo sapeva e lui soggiunge: ma non sono cattivo.  Cucciolo della maestra!

Io lo so, come ci si sente ad essere additati negativamente semplicemente perché si fa parte di un popolo. Sono sarda, come sapete orgogliosa di esserlo. Oggi quando dico di vivere in Sardegna gli occhi di chi ascolta si trasformano in cuoricini. Si è stati in Sardegna in vacanza, o si vorrebbe andare, si conosce qualche meravigliosa persona sarda, si è mangiato il porcetto sardo, la bottarga, e via dicendo. Generalmente la gente ama la Sardegna e i sardi. Godiamo una buona percentuale di amabilità. Grazie

Non è stato sempre così, purtroppo fino agli anni novanta avevamo la piaga del banditismo e dei sequestri di persona. Purtroppo non tutti sono tornati a casa. Qualcuno è stato rilasciato con un orecchio mozzato, il povero Soffiantini, tornò a casa privo di entrambe le orecchie. I rapitori non avevano riguardo neanche per bambini, Farouk Kassan aveva solo sette anni e gli tagliarono un orecchio, Soffiantini era anziano. Si dice anche , ma non l’ho trovato scritto da nessuna parte, che le donne venissero violentate. Sembra, ma non sono certa, che la stessa sorte terribile toccò  persino a Fabrizio de André e Dori Grezzi, durante il loro lungo sequestro.

Grazie a Dio, ma soprattutto ai lunghi  sforzi compiuti, i sequestri di persona in Sardegna sono un lontanissimo ricordo e appena capita c’è un piano e uno spiegamento di forze che nel giro di poche ore tutto si risolve.  I delinquenti esistono sempre!

Per lungo tempo dire sardo voleva dire bandito o sequestratore. I sequestratori ovviamente erano pochi, sempre gli stessi. Ma tutti i sardi eravamo additati. Non era per niente bello, anche perché figuratevi cosa c’entrava con quelli lì un’adolescente campidanese. Niente, io stessa avevo una paura matta che assomigliassi a qualcuno e mi rapissero, cosa che in effetti era capitata a qualcuno.

Quindi non credo che essere musulmano voglia dire essere terrorista. Credo invece che qualcuno molto furbo, molto ricco, si serva di poveri ragazzi sbandati e insoddisfatti, gli riempie la testa di versetti e bugie, li faccia drogare e li usi per i loro sporchi interessi.

Le finalità sono sempre le stesse: avere il potere e fare tanti soldi. Tutte le  associazioni a delinquere del mondo hanno questi scopi. Delinquenti così ci sono in tutte le organizzazioni, piccole e grandi. Ci sono nella Chiesa cattolica,  se Papa Francesco muore per morte sospetta, tranquilli che non saranno quelli dell’Isis. Ci sono nello sport,  nelle aziende farmaceutiche, nella politica, nelle associazioni di volontariato…Non solo in Italia eh! Non dimentichiamoci  della mafia russa, di quella giapponese, colombiana, messicana, etc etc etc.

Le prime vittime di questi personaggi, sono questi ragazzi reclutati per farsi esplodere. E’ di oggi la notizia che l’Isis cerca l’ottavo terrorista che era scappato invece di farsi saltare in aria. Disertore!

Ho paura, certo che ho paura, la paura è globale. Quest’estate ad Olbia venne sgominata una cellula terroristica e non ricordo quanti arresti fecero, ma più di dieci di sicuro. Ma non voglio farmi prendere dalla paura, cercherò di essere prudente, ma di continuare a vivere la mia vita. La nostra bellissima vita . Continuerò ad apprezzare la gente e i suoi generosissimi gesti.  Tutto il resto, farà male, ma scivolerà via.

Ciao. Buon fine settimana

 


 

25 maggio 2014. Una giornata straordinaria. Il Papa in Terra Santa

Domenica 25 maggio,nonostante il cielo non promettesse niente di buono, è stata una giornata straordinaria. Tre cose, apparentemente diverse, vissute nello stesso giorno tra l’altro niente che toccasse direttamente la mia vita personale, ma che mi hanno fatto emozionare e parecchie volte fino alle lacrime: 1) il pellegrinaggio di Papa Francesco in Terra Santa, 2) le elezioni europee 3) la vittoria di Aru al Giro d’Italia. 

1) Il pellegrinaggio di Papa Francesco in Terra Santa. Ho seguito quasi tutti i suoi passi, la tv sempre accesa, così se anche ero di passaggio potevo vedere cosa succedeva laggiù. Ho avuto la grazia  di andare in Terra Santa nel 1997, ricordo ancora l’immensa emozione che mi ha accompagnato per sei giorni. Un’unica emozione che è iniziata quando sono partita, talmente intensa che credevo di non provare niente. Quando sono rientrata a casa e man mano scendeva il livello ho capito che non è che non provassi emozioni, ero tutta un’emozione! Sembrerà strano il Papa c’era stato solo un’altra volta ed era dovuto andar via dopo due giorni per motivi di sicurezza. Ci è tornato da Papa con le telecamere sempre addosso che avrebbero voluto riprendergli anche l’anima. Ci ha chiesto di accompagnarlo con la preghiera e così ho fatto. Quel Pezzo di Terra, tre volte santa, racchiude la ragione di tanti conflitti mondiali. Tre confessioni religiose che si contendono ogni pietra di quel luogo santo, invece di metterle a disposizione di tutti! Il Papa con il suo carisma e la creatività ha fatto intravvedere che con la buona volontà da parte di tutti si può arrivare alla pace.

Tre immagini che porto nel cuore20140526-091913-33553948.jpg

Un’ immagine forte. Il Papa che prega davanti al muro che separa i territori israeliani da quelli palestinesi. Ci riporta alla sofferenza di chi l’ha costruito e a quella di chi lo subisce.

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Papa Francesco e Bartolomeo, Patriarca di Costantinopoli, si inginocchiano e pregano insieme nel sepolcro, luogo della resurrezione di Cristo. Quanti secoli e passi prima di arrivare a questa foto! Che sia un nuovo inizio, che non ci facciano aspettare altri 50 anni. Che trovino il modo per farci festeggiare la Pasqua nello stesso giorno, magari insieme!

Il Papa , in visita al memoriale  Yad Vashem di Gerusalemme, incontra ultimi sei sopravvissuti ai campi di concentramento che vivono in Israele. Bacia le mani di tutti.

Ricordo ancora lo sgomento provato di fronte ai cumuli di scarpe, agli oggetti appartenuti ai piccoli internati, e quei nomi scanditi senza soluzione di continuità durante tutta visita al memoriale. Che orrore!

Le parole del Papa:

“Adamo, dove sei?”. “Dove sei, uomo? Dove sei finito? In questo luogo, memoriale della Shoah, sentiamo risuonare questa domanda di Dio: ‘Adamo, dove sei?’. In questa domanda c’è tutto il dolore del Padre che ha perso il figlio. Il Padre conosceva il rischio della libertà; sapeva che il figlio avrebbe potuto perdersi ma forse nemmeno il Padre poteva immaginare una tale caduta, un tale abisso! Quel grido: ‘Dove sei?’, qui, di fronte alla tragedia incommensurabile dell’Olocausto, risuona come una voce che si perde in un abisso senza fondo.

 “Uomo, chi sei? Non ti riconosco più. Chi sei, uomo? Chi sei diventato? Di quale orrore sei stato capace? Che cosa ti ha fatto cadere così in basso? Non è la polvere del suolo, da cui sei tratto. La polvere del suolo è cosa buona, opera delle mie mani. Non è l’alito di vita che ho soffiato nelle tue narici. Quel soffio viene da me, è cosa molto buona. No, questo abisso non può essere solo opera tua, delle tue mani, del tuo cuore… Chi ti ha corrotto? Chi ti ha sfigurato? Chi ti ha contagiato la presunzione di impadronirti del bene e del male? Chi ti ha convinto che eri dio? Non solo hai torturato e ucciso i tuoi fratelli, ma li hai offerti in sacrificio a te stesso, perché ti sei eretto a dio. Oggi torniamo ad ascoltare qui la voce di Dio: ‘Adamo, dove sei?’. Dal suolo si leva un gemito sommesso: Pietà di noi, Signore! A te, Signore nostro Dio, la giustizia, a noi il disonore sul volto, la vergogna. Ci è venuto addosso un male quale mai era avvenuto sotto la volta del cielo. Ora, Signore, ascolta la nostra preghiera, ascolta la nostra supplica, salvaci per la tua misericordia. Salvaci da questa mostruosità. Signore onnipotente, un’anima nell’angoscia grida verso di te. Ascolta, Signore, abbi pietà! Abbiamo peccato contro di te. Tu regni per sempre. Ricordati di noi nella tua misericordia. Dacci la grazia di vergognarci di ciò che, come uomini, siamo stati capaci di fare, di vergognarci di questa massima idolatria, di aver disprezzato e distrutto la nostra carne, quella che tu impastasti dal fango, quella che tu vivificasti col tuo alito di vita. Mai più, Signore, mai più! ‘Adamo, dove sei?’. Eccoci, Signore, con la vergogna di ciò che l’uomo, creato a tua immagine e somiglianza, è stato capace di fare. Ricordati di noi nella tua misericordia”.

 

 

 

Chi non mangia in compagnia

 

 

Chi non mangia in compagnia è un ladro o una spia, ci dicevano da piccoli.

La faccenda del pasto diverso nella mensa di una scuola mi ha fatto venire in mente quello che ci ha insegnato mia madre quando eravamo piccoli: non si mangia davanti agli altri qualcosa se non puoi condividerlo con gli altri, perché gli altri desiderano quello che stai mangiando  e non è bello. Credo che la questione possa essere risolta così, non è bello. Non è questione politica o elettorale: è l’umanità dell’uomo che condivide con il proprio simile.

Poi mi spiegate perché nella mensa scolastica  DEVE ESSERE IL DOLCE, non sarebbe meglio eliminarlo e che tutti paghino la stessa quota? Il dolce si mangia a casa!