
Nel post Storia di una lettrice seriale di libri vi ho parlato, di quando bimbetta della scuola elementare, ho portato a casa il primo libro e non ho più smesso di leggere; mentre in Storia di una lettrice seriale di libri 2 vi ho raccontato di quanto e come leggessi e di come, poi con disinvoltura, sia passata agli ebook.
Ho anche raccontato che non compro mai più di tre libri e che nel mio comodino, ma anche nei miei ereader, non si sono mai accumulati libri da leggere. Bene. Appena scritto, mi devo subito smentire, sono andata a Cagliari per acquistare dei libri per la scuola, ma avevo dimenticato che quella libreria specializzata fosse chiusa di sabato. Così, senza perdermi d’animo, sono entrata in un’altra libreria. Già sull’uscio aperto ho sentito il profumo dei libri nuovi. Entrata ho respirato a pieni polmoni: libri, nuovi, tantissimi. Ero a casa.
Per poco facevo la maleducata, mentre salutavo la libraria avevo già gli occhi sugli scaffali. Avevo adocchiato subito le copertine di alcuni libri che avevo letto da poco sul kindle. Qualcuno l’ho preso in mano e letto alcune pagine a caso. Ho continuato così aprendo anche nuovi libri, appuntandomeli mentalmente per un prossimo acquisto.
Piluccando libri di qua e di là, sono arrivata allo scaffale della poesia, e lì mi sono persa. Dimentica di me stessa, aprivo, toglievo il cellophane ai libri ancora intonsi, leggevo poesie di autori mai letti. Chiudevo e riprendevo libri appena chiusi. Che difficile è la scelta!
Alla fine, promettendo agli altri libri che sarei tornata a prenderli, sono venuti via con me, cinque libri di poesia. Cinque, non due o tre, cinque.
Ora ho in lettura Cedi la strada agli alberi di Franco Arminio.
Abbiamo bisogno di contadini,
di poeti, di gente che sa fare il pane,
che ama gli alberi e riconosce il vento.
E continuo io:
abbiamo bisogno di gente che legga,
abbiamo bisogno di gente che legga poesie.
Foto dal sito Unplash