L’isola dei battiti del cuore di Laura Imai Messina

L’isola dei battiti del cuore, l’ultimo libro di Laura Imai Messina, come tutti i suoi romanzi, dopo averlo letto mi è rimasto attaccato dentro. Prima di iniziare un altro libro aspetterò che si plachi l’eco delle sue voci.

L’autrice con le sue parole, che sembrano delicate pennellate, dipana la storia di dolore e di rinascita di Shuichi, giovane uomo che, tornando alla vita, scopre insospettabili aspetti della sua infanzia e di avere nuove prospettive per il futuro.
Non dirò neanche un’ulteriore parola sulla trama o sui personaggi, per non rovinare le sorprese del libro.
Leggendo le vicende del protagonista si arriva all’Archivio dei Battiti del Cuore che si trova nella piccola isola di Teshima, famosa per il suo Museo d’Arte a forma di goccia d’acqua e famosa anche per il festival d’arte “Triennale di Setouchi”.
Nell’Archivio dei Battiti del Cuore di Teshima si possono davvero ascoltare i battiti del cuore registrati in varie parti del mondo e, se uno vuole, può registrare il proprio battito del cuore.

L‘Archivio dei Battiti del Cuore di Teshima esiste realmente, come esiste realmente, sempre in Giappone, Il telefono del vento di Ōtsuchi, dove alzando la cornetta si può parlare ai propri cari defunti.
La stupefacente cabina è descritta nel libro della stessa autrice Quel che affidiamo al vento, di cui ho parlato nel post che troverete qui.
Tutti i libri di Laura Imai Messina ci svelano aspetti della cultura giapponese che è lontana ma vicina, antichissima e modernissima nello stesso tempo. Ci fanno scoprire luoghi impensabili ma incredibilmente veri. Chissà dove ci porterà il prossimo libro?

Dalla Nota importante a pag.294 del libro
Mentre scrivevo “L’isola dei battiti del cuore” mi è tornata in mente l’esortazione preziosa di un’amica, nei giorni più bui: “Anche se stai male, anche se non ti va, esci con i bambini, fingi di essere felice, fingi di divertirti con loro, ma devi crederci, crederci sul serio, altrimenti non vale.”
Eccola l’immaginazione della felicità: per essere felici bisogna innanzitutto immaginarsi felici.

Laura Imai Messina

Quel che affidiamo al vento di Laura Imai Messina: un libro che fa bene al cuore

Quel che affidiamo la vento di Laura Imai Messina

Quel che affidiamo al vento di Laura Imai Messina è un libro che dopo averlo terminato ti rimane attaccato addosso per molti giorni. Tant’è che non riesco a iniziarne un altro, ogni tanto ne rileggo qualche parte, leggerlo una volta non basta.

Chi di noi ha perso una persona cara e non vorrebbe parlargli ancora? Quante parole non dette ci sono rimaste nel cuore o quante parole nuove vorremmo dirgli? Il romanzo Quel che affidiamo al vento affronta la perdita delle persone care e del silenzio che ci avvolge improvvisamente. Però le parole possono tornare con pazienza e con esse torna la vita, anche dopo un gravissimo lutto.

Laura Imai Messina ci porta in Giappone e, con una delicatezza commovente, ci racconta di Yui, una donna sopravvissuta allo tsunami dell’11 marzo 2011 in cui perse la mamma e la figlia. Lo tsunami si è portato via le due persone più care  e soprattutto la sua voglia di vivere.

Dopo poco tempo lo tsunami, a Kujira-yama a nord del Giappone, il proprietario di un giardino privato ha realmente installato una cabina telefonica bianca con un telefono nero non collegato. Da tutto il Giappone ogni anno arrivano a Bell Gardia migliaia di persone che hanno perduto qualcuno, che alzano la cornetta per parlare con i propri cari nell’aldilà.

Nel romanzo un giorno Yui scopre dell’esistenza della cabina telefonica e, per la prima volta dopo tanto tempo, prende due giorni di ferie per recarsi a Ōtsuchi. Lì inizia la sua rinascita. Quel che affidiamo al vento racconta di Yui, un personaggio inventato, ma parla di tutti noi e di quando subiamo un lutto. Per tornare alla vita serve coraggio, tempo e tanta pazienza.

Quando muore qualcuno che è a noi caro, niente sarà come prima, ma si può ancora vivere. Quasi come un miracolo, un miracolo d’amore, si torna a sorridere e godere della bellezza della vita.

Un anno fa, nel mese di febbraio, dopo una malattia durata alcuni mesi è morto mio padre. Ne ho scritto alcuni post che potete trovare qui qui qui. Tre post. Soli tre post. Ma non è passato un giorno senza averlo ricordato o aver sentito dentro di me la sua voce che mi parlava.

Quel che affidiamo al vento è un libro che fa davvero bene al cuore e che tutti dovrebbero leggere.