
Nella mia scuola, come in tutte le scuole d’Italia e d’Europa, fremono i lavori dell’inizio dell’anno scolastico. Se già negli anni normali l’inizio a di settembre era un delirio, quest’anno, nell’era del Covid 19, è molto più che allucinante.
Non so se il mio anno scolastico sia iniziato prima o non sia mai finito quello dello scorso anno. Nei mesi estivi sono andata a scuola spesso: l‘aula andava sgomberata al più presto: per mantenere il distanziamento richiesto dalle norme Covid19 serviva anche un altro spazio per la mensa. Sembrava che gli operai del comune fossero ardenti di iniziare il lavoro, che fossero lì ad aspettarmi con martelli, scalpelli e cazzuole e invece tutti i lavori a carico del comune sono ancora da fare. Ricordo bene le temperature pazzesche dei giorni in cui ho ripulito gli armadi e lo stato pietoso dei miei abiti quando tornavo a casa. Meno male che lavoravo da sola e non avevo bisogno di mettere la mascherina!
Agli inizi di agosto mi hanno chiamato perché andava ripulito anche lo sgabuzzino dove teniamo i sacchi della raccolta dei tappi di plastica. Anche quello andava fatto al più presto. Questione di vita o di morte. Il segretario prima di andare in pensione voleva lasciare tutto in ordine. Meno male che poi ci siamo accordate con le bidelle e sono andata con calma dopo Ferragosto. Come sopra, nel frattempo non è morto nessuno e nessun impaziente operaio del comune si è presentato davanti alla scuola sbarrata per le ferie estive.
Nei giorni di vacanza al mare, giorni in cui le uniche preoccupazioni erano quelle dell’abbronzatura, o se potevamo andare nella spiaggia vicino al resort, oppure se il maestrale si sarebbe rinforzato. In quei giorni lì in cui era davvero difficile scegliere se mangiare spaghetti allo scoglio o linguine con arselle, cozze bottarga. In quei giorni chiamati ferie, proprio a metà della vacanza, quando mi ero appena ripresa dallo stress della gestione dell‘eredità di mio zio, proprio quando avevo dimenticato di essere una maestra e felicemente smemorata, la scuola non occupava neanche un piccolo pensiero, alle 22,30 davanti alla meravigliosa vista di Castelsardo ho preso in mano il telefono per scattare una foto e ho visto la malefica lucina di whatsapp. E la sventurata l’aprì. Il preside, tramite la vicepreside, mi comunicava il nominativo della nuova collega.
Fine delle vacanze. Quel nome non mi sta facendo dormire da un mese esatto e la preoccupazione, ora che abbiamo ricominciato, invece che diminuire è salita. A parte il fatto che, sciagurati, mi hanno rovinato l’unica settimana in cui potevo stare veramente tranquilla. Cosa sarebbe cambiato comunicarmelo l’ultima settimana quando sarei stata impegnata per gli esami di idoneità? Per loro non sarebbe cambiato nulla, per me sì!
Come appena accennato, ho detto che l’ultima settimana di agosto sono stata impegnata con gli esami di idoneità dell’istruzione parentale. Per chi non lo sapesse, un regio decreto del secolo scorso permette ai genitori di occuparsi personalmente dell’istruzione dei propri figli. Per non incappare nelle grinfie della giustizia e degli assistenti sociali i genitori devono fare una dichiarazione un cui dicono che sono in grado di istruire i propri figli e che a fine anno scolastico faranno sostenere un esame che certifica ciò. Di solito questi esami, a cui ho partecipato per la prima volta, si svolgono a giugno, ma quest’anno con le restrizioni dovute al covid 19, tra vedere e non vedere abbiamo optato per l’ultima settimana di agosto. Tre giorni di impegno: uno per predisporre le prove e due per le prove orali e scritte. I bambini erano quattro, tre di prima e uno di quinta. Due di prima erano molto ben preparati, disinvolti, simpatici. Un bambino segue la scuola steineriana e compiendo sette anni a fine anno, la famiglia ha chiesto di trattenerlo in prima. Il bambino di quinta che aveva già sostenuto in modo insoddisfacente l’esame di quarta lo scorso anno, non è passato. Però il prossimo anno potrà chiedere di essere esaminato per la prima di scuola media.
Per il momento termino qui. Fra poco ho una riunione in videoconferenza. A presto
Foto da pexel.com
Castelsardo, la mia prima volta in Sardegna, avevo 23 anni e mi feci un abbronzatura che quando guardo le foto non ci credo.
Comunque dovrebbero mettere una legge che i messaggi di lavoro in vacanza boh non arrivano, non esiste che ti abbia rovintato la settimana di vacanza, che nervoso.
Buon inizio di vero cuore Speranza
Concordo sui messaggi, in alcune nazioni è proibito mandare mail, circolari e messaggi dopo l’orario di lavoro.
Grazie per gli auguri, ne ho Davvero bisogno.
Come avrai forse letto sul mio blog, l’inizio della scuola mi mette una grande ansia, non perché tema un grosso impennarsi dei contagi, ma per il peso enorme delle restrizioni e delle norme che ricadranno sui ragazzi e su voi insegnanti… non vi invidio proprio!
Castelsardo è bellissimo.
Io a sei anni ho fatto l’esame per andare direttamente in seconda… non ho mai fatto la prima, mia madre era maestra e mi aveva insegnato tutto a casa…
Anche a me l’inizio dell’anno scolastico mette molta ansia ed è uno dei periodi dell’anno in cui l’armonia in famiglia va a farsi benedire. Quest’anno è da impazzire al solo pensarci. Vogliamo tutte rientrare ma non ti dico le facce da paura che abbiamo!
Non stento a crederlo!
Castelsardo ha una vista magnifica dall’alto.
Domanda: ma se il bambino di quinta non è passato, perché può presentarsi il prossimo anno per gli esami di prima media?
Perché la legge dice così, può andare avanti in questa maniera di anno in anno fino alla terza media.