Siamo in autunno. E’ un autunno disastroso con piogge incessanti, fiumi esondati, foreste distrutte e troppi morti, troppi. Un autunno così mi sembra di non averlo mai vissuto. Un autunno che è iniziato presto. Un autunno iniziato già a metà agosto. Noi siamo andati in vacanza per una settimana al mare in Ogliastra e abbiamo avuto una settimana di pioggia. Non c’è stato giorno che non abbia piovuto. Quasi tutte le notti venivo svegliata nel bel mezzo del sonno dai tuoni o dalla luce dei fulmini. Mentre Marito non batteva ciglio, io sedevo in una poltroncina del balcone vista mare. Lì per decine di minuti, in tutta sicurezza, contemplavo la natura che furiosamente mandava raffiche di lampi in mare. Di fronte a questo spettacolo di suoni e colori. Rimanevo lì impaurita da quella forza millenaria, ma soprattutto affascinata. Mi sentivo piccola e inerme, ma felice di poter assistere a quel magnifico spettacolo senza danni e patemi. Nonostante il clima non fosse dei migliori, siamo riusciti a ottenere dalla vacanza quello che volevamo: riposarci, mangiare bene, vedere dei bei posti e staccare un po’ dalla vita quotidiana.
Anche se poi proprio il penultimo giorno di vacanza, finalmente davanti a uno splendido mare, una chiamata dall’ospedale mi avvisava che la TAC di mio padre non era per niente buona, anzi confermavano i sospetti di febbraio, che fino a quel momento erano rimasti tali, perché le successive analisi erano state buone. Purtroppo quello che si temeva è diventato realtà. L’autunno per me è cominciato quel giorno, anche se a ripensarci non c’è stata né primavera e neppure estate.
Da quel momento è stato un rincorrersi di medici, visite, referti spediti ad altri ospedali, consulti e decisioni dure e rassegnate. Ad un certo punto la medicina s’inchina alla fragilità della biologia. Inizia la fase dell’accudimento e della protezione del più debole.
Così io e mia sorella abbiamo deciso di non riferire subito a mia madre la diagnosi negativa. In quei giorni babbo stava molto bene, faceva tutte le sue cose: usciva in piazza, andava all’orto, litigava con mia mamma e con l’auto che solo lui riesce a mettere in moto. Poi il mese scorso l’abbiamo detto a mia madre, che ovviamente aveva sospettato, e come tutti fino a che non te lo confermano, anche se pensi al peggio credi al meglio. Proprio per questa motivazione su consiglio del medico curante si è deciso di non dirlo a mio padre. Anche adesso lui fa tutte le sue cose, e si scoccia per questi giorni di pioggia che gli impediscono di raccogliere le olive e controllare lo zafferano. Alcune settimane fa gli hanno rinnovato la patente per un altro anno. Fa tutto ma si stanca più facilmente.
Cosa si fa nell’attesa del verdetto? Si continua a vivere (Angie Thomas, The hate ug give)
Chi ha già vissuto situazioni simili, sa già che significa. Quando ti danno la notizia è come se improvvisamente spegnessero tutte le luci e tu devi continuare a vivere al buio, cercando a tentoni interruttori o mozziconi di candela per rischiare la notte fonda.
Vorresti urlare e non urli. Vorresti distruggere e proteggi.
Vorresti partire e rimani. Vorresti piangere e consoli.
Vivo alla giornata, consapevole che la vita è così, bella e crudele.
E’ una ruota che gira. Tocca a tutti.
Ora tocca a noi
Come sai, anch’io ci sono passata… e niente, non ho niente da dirti,se non di andare avanti con coraggio e con quella virtù che hai nel nome. Un abbraccio
A turno tocca a tutti, ora tocca a noi. E fa sempre male. Grazie
❤ Lo so, l'ho vissuto. Un forte abbraccio
Grazie. Contraccambio.
Non hai più scritto delle tue avventure in “tedeschia”.
Leggo solo ora, è un percorso che conosco, purtroppo. Ti abbraccio forte, cara Speranzah, hai scritto delle cose molto giuste.
Ciao. Ti penso spesso. Ricordo bene i tuoi post.
Un abbraccio anche a te.
Mi dispiace immensamente. Ti abbraccio forte. Ci sono passata. Dopo un intervento molto invasivo avevano dato due mesi di vita a mia mamma. Due mesi passati a letto, con dolori. Lei cosciente che non si sarebbe mai ripresa, noi che non riuscivamo ad accettare questa cosa e con la speranza che si sbagliassero. Purtroppo avevano ragione. Dopo due mesi esatti è mancata. Uno strazio. Spero che tuo papà e voi abbiate molto tempo davanti e che la sua malattia sia più clemente. Serve tanta forza, tanta davvero.
Sì, serve tanta forza che viene dall’amore e da sotto le pietre, quando non ne hai più. Noi abbiamo un po’ di tempo. Viviamo alla giornata e per ora va bene così.
Grazie per la vicinanza.