Se qualcuno ha dei beni

Se qualcuno ha dei beni in questo mondo e chiudesse agli altri il cuore nel dolor, come potrebbe  la carità di Dio rimanere in lui?

E’ il ritornello di un canto che sentivo in Chiesa quando ero bambina.  Anche se è da tanto tempo che non lo sento, mi sono ritrovata a canticchiarlo sottovoce più volte in questi giorni. La cronaca degli ultimi due mesi, per me di vacanza e relax, è stata scandita quotidianamente dalla tragedia dei profughi e migranti che cercano di raggiungere l’Europa. All’inizio dell’estate un tipo di giornalismo parziale ci ha fatto credere che solo l’Italia era interessata da quest’emergenza. Spulciando ben bene i giornali online invece è stato facile scoprire che anche altri paesi in condizioni più precarie delle nostre ne sono interessati. I numeri dell’accoglienza della Grecia e della Giordania fanno impallidire quelli italiani.

A sentir certi politici mi viene la nausea e rispondo a voce alta, come fa mio padre ultra ottantottenne, davanti alla tv. Un tasto del telecomando è ossidato visto che non clicco più quel canale razzista, facendo zapping lo sorvolo alla grande. Come si possono dire certe parole di fronte alla tragedia di persone perbene che fuggono dalla povertà, dalla guerra, dalle sevizie di ogni genere? Non possiamo pretendere che rimangano a casa propria a farsi uccidere se non fisicamente, civilmente e moralmente. Noi ci rimarremmo? Non cercheremmo di salvare la nostra vita, quella dei nostri cari? Non rischieremmo il tutto per tutto?

Settant’anni di pace in Europa ci hanno fatto già dimenticare l’orrore, la fame, la paura di quei giorni, quando toccò a  noi. Non tutti rimasero a farsi mitragliare e bombardare. A farsi uccidere. Chi poteva scappava, i civili, le donne i bambini. Persino i Cagliaritani, quando nel ’43 furono bombardati in massa, si rifugiarono nei paesi dell’interno della Sardegna. Già dimenticato! Appena si è saputo che sarebbe arrivata una nave con circa 800 persone, i politici di turno, di tutti i colori, hanno parlato, chiosato, puntualizzato che la Sardegna aveva i suoi problemi, che non si era pronti, che qui, che là. Non era vero, perché si è stati in grado di vestire, scaldare, rifocillare,  curare e accogliere tutti. Il primo soccorso è questo. Niente altro. Questa gente sfortunata non ci vuole stare in Sardegna, lo sa benissimo che non c’è lavoro e pure noi abbiamo i nostri ragazzi che vanno all’estero in cerca di miglior fortuna. Sono solo di passaggio, ma sono felici e  si considerano salvi quando raggiungono la terra ferma, pur se in un’isola. La risposta dei cagliaritani, della gente normale, è stata incredibile, degna della miglior ospitalità.

Si dice sempre che si studia la storia perché certi fatti non accadano più. Invece sono ormai persuasa che guerre, genocidi, dittature siano sempre accaduti e sempre accadranno. Che le vittime di ieri spesso diventano i carnefici di oggi. Ci sono popoli e nazioni supportate fino all’altro giorno dall’Onu, anche dall’Italia,  che ora erigono muri di filo spinato per non far passare queste masse in fuga. Sparano e usano lacrimogeni per disperdere la fame, la paura e il bisogno. Anche loro hanno la memoria corta,  hanno già dimenticato la sofferenza di ieri.

Mi ha colpito un ragazzo profugo che ha detto che si possiamo costruire tutti i muri che vogliamo, ma ci sarà sempre chi è disposto ad oltrepassarli perché non ha nulla da perdere. Non c’è niente da fare di fronte alla volontà di milioni di persone che vogliono una vita migliore. Dovremmo accoglierli a braccia aperte ed essere felici che arrivino vivi, dovremmo piangere di fronte ai morti,  non numeri, seppur mostruosi, ma persone che hanno amato la vita tanto da perderla.

Un giorno, spero il più presto possibile,  sarà  posta l’ultima parola a questa tragedia. Si troverà il modo di fermare le guerre, il terrorismo e  i mercanti di uomini. Un giorno quando tutto questo sarà finito si darà merito a nazioni come l’Italia, la Grecia e la Giordania.

Ora ho capito che si fa memoria degli avvenimenti passati non solo per evitare che succedano in futuro, ma soprattutto per capire da che parte bisogna stare quando accadono.

6 pensieri riguardo “Se qualcuno ha dei beni

  1. Questa situazione è davvero triste e certe immagini in TV spezzano il cuore e, sinceramente, non vedo grossa luce di VERA salvezza per queste persone

  2. Grande preoccupazione. Detesto questo cavalcare l’onda emotiva della tragedia per fare sciacallaggio, perchè questo sono le parole di alcuni politici. Ora l’Europa si è accorta del problema, ora, perchè hanno bussato alle porte dei paesi centrali, non so come l’affronteranno, so solo che è una tragedia umana.

  3. Io ho difeso sempre e comunque i diritti dei piu’ deboli. Ora però non mi tornano i conti, troppo strana questa fuga di massa da paesi dai quali si potrebbe anche uscire legalmente. Con quelle cifre pagate agli scafisti poi…
    Sono nauseata nel leggere di quando vengono dati alle fiamme i centri di accoglienza, vengono buttati i panni donati e magari violentate anche delle volontarie.
    Nessuno si sta preoccupando di come le persone di religione islamica potranno mai vivere bene in un Paese dove le donne si scoprono, sono indipendenti, si mangia e si beve, si prega un altro Dio.
    Nessuno è pronto davvero. E dopo la prima accoglienza, giusta e doverosa, cosa faremo? Vorrei essere piu’ speranzosa…ma questo abbandonodella terra d’Africa mi fa pensare che sicuramente c’e’ dietro una regia e questa povera gente, insieme a noi, pagherà il benessere altrui.

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