Finalmente, dopo due anni che lo avevo in lista, ho visto il film Vado a scuola (2013) di Pascal Plisen. La storia narra le peripezie vissute realmente per poter raggiungere la scuola da alcuni bambini in quattro angoli sperduti della terra. Ci sono Carlito e la sorellina che percorrono a cavallo tutti i giorni un tragitto di un’ora e più. Soli nella pianura della Patagonia. Ci sono Zahira e le sue due amiche che fanno un viaggio settimanale che dura mezza giornata. Sole nelle colline brulle del Marocco per raggiungere il collegio. Ci sono Jackson e la sorella che percorrono giornalmente per due ore la savana del Kenia, nella quale bisogna evitare i branchi di elefanti. Infine in India Samuel viene letteralmente trascinato nelle strade sassose e sabbiose dai due fratellini, per un tempo infinito, ogni santo giorno, con una sedia a rotelle sui generis, ricavata da una sedia da giardino di plastica con le ruote arrugginite.
Il film è questo, ma non è tutto qui. Non è possibile rimanere indifferenti. Ho spinto anch’io la carrozzina di Samuel, ho temuto il peggio per le ragazzine marocchine, quanto ci vuole a far del male a tre ragazzine indifese? Mi sono nascosta anch’io per non essere catturata dagli elefanti e ho attraversato la Patagonia. Quanta fatica per essere istruiti! Quanta voglia di riscatto da parte delle famiglie! Con amore affidano all’ignoto e a Dio figli e nipoti, fiduciosi in un futuro migliore. Consapevoli che per istruirsi non bisogna lamentarsi, ma affrontare le difficoltà quotidiane e trarre il meglio da quello che si ha.
Per questo non mi lamenterò qui dei miei alunni pelandroni che non studiano e non capiscono quanto sia importante l’occasione che gli sta sfuggendo di mano,. Non mi lamenterò dei genitori che li portano in auto fino alla soglia della classe. Non mi lamenterò di me stessa che per fare un chilometro prendo l’auto. Non mi lamenterò del governo e della riforma.
Faccio un applauso a tutti quelli che si sforzano per essere istruiti, a tutti quelli che spendono la vita per costruire scuole in posti improbabili, a tutti quelli che rischiano la vita per fare in modo che le bambine e le ragazze abbiano le stesse opportunità dei loro coetanei maschi. Faccio un applauso a tutti quelli che contribuiscono anche solo con un euro, anche un euro fa la differenza, all’istruzione di bambini poveri.
Questo post lo dedico al mio piccolo Maikol che vive a Hombolo in Tanzania, a Maria Carla, e all‘Associazione CLUP che dopo aver costruito un asilo, ora hanno la gioia di vedere realizzare il sogno di una scuola elementare, in cui i bambini possano essere istruiti senza essere picchiati con il bastone. Sia benedetto chiunque possa aiutarli a finire la scuola.
Voglio proprio vederlo! Segnato!
Ti piacerà di sicuro e vorrai farlo vedere a tutti.
Non so se e’ lo stesso cortometraggio promosso dall’Unicef l’anno scorso…io lo ho fatto vedere ai miei alunni e ti assicuro che li ha fatti riflettere!
Non saprei dirti se è lo stesso. Comunque è bene che si fermino, ci fermiamo ogni tanto a riflettere su quel che stiamo facendo.
Non ho mai visto il film, fa pensare sapere che ci sono bambini che affrontano tante difficoltà per imparare.
Fa apprezzare le conquiste che abbiamo fatto con tanta fatica.