
La casa è silenziosa. Un po’ fredda, ma fra poco aprirò le finestre per arieggiare e poi accenderò il riscaldamento. Le tazze sul lavello, le laverò a mano: la lavastoviglie è vuota, visto che non pranziamo o ceniamo a casa da tre giorni. Il cenone del 24 dai miei e il pranzo dai suoceri. Come è la nostra tradizione famigliare. Nonostante le malattie, i lutti, i dispiaceri, che ci hanno trapassato il cuore quest’anno, siamo risusciti ad festeggiare il Natale come sempre. Ed è bello.
Ho letto in qualche blog, e mi dispiace, che qualcuna non sente più la magia del Natale, anche io anni fa mi mettevo il problema di sentire o non sentire il Natale. Questo problema non ce l’ho più, né mi preoccupa che si viva in maniera consumistica.
Ho trovato la mia dimensione che è essenzialmente quella fondamentale: festeggio la ricorrenza della nascita di un Bambino che poi nella sua vita ha detto e fatto delle cose che hanno grande valore per la mia vita, tutti i giorni. Non mi interessa sapere che Gesù probabilmente è nato a settembre, e che il 25 dicembre è venuto fuori dai romani che festeggiavano il solstizio, che forse non era una stalla ma una grotta, se il bue e l’asinello fossero presenti o i magi erano tre o sette. Queste questioni le so da molto e, se qualcuno rimane sconvolto da notizie del genere, io non le ritengo importanti: il cuore vero è il messaggio globale che dà questa nascita per me e per tutta l’umanità. L’importante è la lotta quotidiana nel combattere il mio egoismo e la mia accidia. Sono imperfetta, come tutti del resto, potrei fare di più ed essere più generosa e curare maggiormente gli affetti, anche quelli virtuali, che poi di virtuale non c’è nulla, dietro gli schermi ci sono persone vere, di carne e di ossa, fatte di pianti e di gioia. Forse mi accontento di poco, però per me quel poco ora è tanto.
Buon proseguimento a tutte!
Hai colto l’essenza, lo spirito e la magia e non si dovrebbe mai smettere di sognare! Auguri di cuore!
Aiò hai scritto un gran bel post Speranza. Il vero significato del Natale cioè festeggiare il compleanno di un Dio fatto uomo che ci ha dato e insegnato tanto e che noi in qualche modo abbiamo imparato ma con molte pecche, tutti. Un abbraccione ancora e ancora ricco di gratitudine.