Domenica mattina abbiamo chiuso gli occhi e la porta della coscienza che ci diceva: la casa è piena di polvere, ci sono le lavatrici da fare, c’è da stirare, sistemare mensole e un milione di cose da fare. Siamo andati a Villaurbana un paese distante da noi un’oretta di macchina, c’era la”Sagra del pane fatto in casa”, una delle tante sagre autunnali (cos’è l’autunno?) della Sardegna.


A parte il fatto che c’era un caldo bestiale e che le spiagge erano gremite come ad agosto, e io avrei voluto strapparmi i jeans a morsi, siamo statimolto bene. Nei cortili delle case sono stati allestiti dei punti di ristoro e punti vendita. C’erano una ventina di menù a disposizione per modiche cifre.

Si poteva comprare dei civraxius (pane tipico), farina di grano cappelli, pasta madre, mieli di tutti i tipi, nocciole e castagne.

Io ho comprato quelli di lavanda e di rosmarino, che sono stati già assaggiati, mmmm. Mylove ha voluto comprare la pasta madre. E’ infatti lui il panettiere di casa, con la macchina del pane!

La cosa che ci ha più entusiasmato è il museo “La casa del pane” allestito in una ottocentesca casa padronale campidanese. In ogni ambiente della casa sono stati allestiti dei quadri viventi della vita dei nostri nonni.

C’era persino la morta nel letto con il sacerdote e le atitadoras, donne che piangevano a pagamento il morto con frasi e lamenti disumani (veramente impressionante e meno male che questa usanza non esiste più).

Visitare questa casa ricostruita e sistemata alla perfezione ci ha fatto fare un tuffo nel passato recente dei nostri genitori e nonni. Quanto faticavano! A volte poi le fatiche non erano ripagate dai raccolti e se le annate non erano buone si moriva letteralmente di fame. Altro che dieta, chili superflui, calorie e crisi!

Dentro la mia testa frullava: casa del pane, casa del pane, all’improvviso ho collegato! Betlemme significa Casa del Pane! Praticamente eravamo a Betlemme. Piccolina la fantasia!

Comunque in questo paese c’è ancora in funzione l’unico mulino della zona a macina in pietra. Elettrico, eh, non immaginate che ci sia ancora l’asino che gira!

Per rientrare abbiamo preferito attraversare i paesini collinari quelli che girano attorno a Monte Arci, il monte dell’oro nero della preistoria: l’ossidiana, vetro vulcanico nero durissimo usato per costruire armi e coltelli. E abbiamo pure incontrato una processione. Una donna che si è affacciata da una porta ci ha detto che era la chiusura del mese del rosario. Ne ha approfittato per sapere se eravamo noi quelli nuovi che da poco tempo si erano trasferiti in paese. Notiziona! L’abbiamo delusa, eravamo solo di passaggio. Comunque meglio la processione del rientro che il funerale che abbiamo incontrato la mattina! E meno male che siamo usciti per non pensare alle cose tristi! Samarcanda docet!

Fino a Natale in Sardegna praticamente ogni settimana ci sono sagre di ogni genere. A noi piace partecipare a queste iniziative. Innanzitutto si ha la possibilità di visitare paesi che non vedresti mai, si dà un contributo a chi lavora tutto l’anno per organizzare l’evento e poi si scoprono le peculiarità di ogni comunità.


Certo che vivere in quei paesini ha i suoi lati negativi, che può anche essere non avere la connessione ad Internet e sindaco s’improvvisa indiano e manda messaggi con i segnali di fumo, però ha anche i lati positivi una vita slow, lenta, con i ritmi della natura. Noi preferiamo la nostra via di mezzo: un grande paese a mezzora da Cagliari.
E’ davvero bello preservare queste tradizioni. Fate bene a partecipare attivamente, poi il genere umano da scoprire è sempre fantastico. Bacione